Tecopress, l’azienda simbolo: "Undici anni fa il sisma, ora questa catastrofe. Ma non ci arrendiamo"

L’epopea della Tecopress, nel Ferrarese, gravemente danneggiata. "Dopo il terremoto la pandemia, poi la guerra. Bisogna combattere. La Regione ci è stata vicina. Adesso servirebbero sgravi fiscali mirati"

I pannelli solari della Tecopress in frantumi. A sinistra i danni del terremoto del 2012

I pannelli solari della Tecopress in frantumi. A sinistra i danni del terremoto del 2012

Ferrara, 26 luglio 2023 – L’anno scorso avevano tagliato il nastro dello stabilimento ricostruito. Finalmente, dopo dieci anni da quando tremò la terra – a Terre del Reno– e nulla fu più come prima. Oggi, la conta dei danni la si fa dopo la violenta grandinata dello scorso fine settimana. Capannone, pannelli solari, macchinari della produzione. La prima stima spannometrica è che, nell’azienda condotta da Federico Dondi, la Tecopress (leader nel settore della metalmeccanica e in particolare nella lavorazione dell’alluminio, che impiega 180 dipendenti e un fatturato annuo che oscilla tra i 50 e i 60 milioni) ci siano almeno un milione e mezzo di danni.

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Proprio ieri la giunta regionale ha stanziato tre milio ni di euro per cittadini e attività economiche della Regione danneggiate dagli eventi climatici di sabato scorso. Dopo la richiesta dello stato di emergenza nazionale e l’attivazione dello stesso meccanismo di contributi sperimentato dopo l’alluvione, il governatore Bonaccini ha annunciato che sarà oggi nei territori più colpiti, tra cui il modenese e il ferrarese. "Supereremo anche questa, rimboccandoci le maniche come abbiamo sempre fatto – scandisce al Carlino, il titolare di Tecopress -. Ma in momenti come questo è auspicabile che le imprese sentano la vicinanza delle istituzioni".

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Dondi, dopo il terremoto la grandine. Come si esce dall’inferno?

"Nel frattempo abbiamo avuto anche i lunghi anni di pandemia e le fortissime ripercussioni generate dal conflitto in Ucraina. La rarefazione delle materie prime che ha provocato rialzi stellari sui prezzi e l’aumento spropositato dell’energia. Ed essendo noi un’azienda energivora, anche questi hanno pesato molto sui conti. La risposta a tutto? Ora come allora, continuare a lavorare e non fermarsi. Certo, non è facile. Anche perché dopo dieci anni dal sisma, l’anno scorso abbiamo inaugurato lo stabilimento completamente ricostruito".

Quali sono le parti dell’azienda più danneggiate?

"La grandine ha colpito un po’ tutto. Dalle palazzine degli uffici, passando per i pannelli solari completamente frantumati, finendo con i danni agli impianti produttivi".

Nonostante questo prevedete di ripartire in fretta?

"Siamo già ripartiti. Dopo la grandinata ci siamo messi al lavoro prima di tutto per mettere in sicurezza lo stabilimento. Poi, comunque, abbiamo continuato a lavorare. Con il terremoto avevamo parzialmente delocalizzato la produzione per dare continuità ai nostri clienti e per evitare di perdere commesse. Probabilmente in questo caso non ce ne sarà bisogno, benché i danni siano ingenti. Le prime stime approssimative si aggirano attorno al milione e mezzo".

Il personale come ha reagito?

"Se dovessi riassumere l’atteggiamento dei dipendenti di fronte a questa ulteriore calamità utilizzerei il termine resilienza. La nostra azienda è resiliente, nell’accezione più profonda della parola. Non ci siamo mai scoraggiati".

Nel frattempo, ci sono gli impegni da onorare.

"Sì, peraltro in un contesto non facile. Nel senso che noi abbiamo clienti importanti – tipo Ferrari e Ducati – ai quali dobbiamo garantire la continuità. Nel frattempo, i tassi sui mutui sono aumentati e le difficoltà non mancano".

Ed è per questo che auspica in una mano tesa da parte delle istituzioni?

"L’ideale sarebbe che, al di là degli indennizzi, si pensasse a sgravi fiscali ad hoc. Sarebbe un bel segnale".