Filippo Tortu, il manager è ferrarese. "Il record a Madrid? Come se avessi corso io"

Magnani, il manager del recordman dei 100 metri: "Tanto legati che al Fantacalcio ha Antenucci e Paloschi"

Marcello Magnani e Filippo Tortu

Marcello Magnani e Filippo Tortu

Ferrara, 25 giugno 2018 - Manager, ma anche amico, e confidente: tra il ferrarese Marcello Magnani e il neo recordman italiano dei 100 metri Filippo Tortu, il rapporto non è solo tecnico.

C’era anche lei, a Madrid, quando è stato infranto il muro dei 10 secondi?

«Sì, e alla fine, per come ero stravolto dopo la gara di Pippo, sembrava che avessi corso io. E non solo cento metri. La tensione, l’adrenalina, e alla fine la gioia immensa, mi hanno fatto esplodere».

Quando e come è iniziata la vostra collaborazione?

«Quattro anni fa, per merito di un amico comune di Salvino, suo padre nonché allenatore: ho incontrato la famiglia Tortu a cena, ho parlato con Filippo che allora aveva poco più di 16 anni, è scattato subito il feeling. Pensi che la nonna mi tratta, e non da oggi, come se fossi suo nipote».

Che atleta è Tortu?

«Ha un talento straordinario, è un predestinato. Poi è un ragazzo sensibile, tranquillo e apparentemente distaccato fino a quando non va ai blocchi di partenza, lì diventa una belva».

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E che tipo è Marcello Magnani?

«Un chiacchierone, uno che non sta mai fermo, che sale e scende dagli aerei, ma che non vuol rinunciare alla residenza a Ferrara. Lavoro stabilmente a Milano, e seguendo 65 atleti sono sempre in giro per piste e campi d’allenamento. Ma non toccatemi la mia città...».

Avrà pur trasmesso una goccia di ferraresità nel giovanissimo campione sardo.

«Eccome. Nella sua squadra del Fantacalcio, quest’anno, ha messo Antenucci e Paloschi, e quando non segnavano mi sgridava. E mi ha fatto promettere di trovargli un biglietto per Spal-Juve al Mazza».

Lei è figlio di Massimo, grande maratoneta. Non ha pensato di ricalcare le orme del padre, e provare a essere lei, un campione sulla pista?

«Ho corso anche io, sulle Mura, ma per non far crescere la pancia! (Magnani ride, ndr). Battute a parte, mio padre diceva che avevo buone doti, ma mi mancava il fuoco dentro, che spinge a fare enormi sacrifici per migliorarti».

Come manager, non le mancano certo le soddisfazioni: l’impresa di Filippo Tortu spalanca una bella strada, di impegno e responsabilità.

«Scherzando ma non troppo, dico che oggi sarei più felice se un mio atleta vincesse una medaglia alle Olimpiadi, che non se fossi io a gareggiare. Restando a Filippo, è l’uomo del momento: ma non ci sono solo io, nel team, oltre a papà Salvino c’è uno staff intero, a iniziare da chi si occupa per lui della parte commerciale. Io seguo gli aspetti tecnici, i rapporti con gli organizzatori dei meeting, nella stessa scelta della pista di Madrid sono stato pienamente coinvolto».

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E stravolto...

«Non me lo dica: siamo stati in giro sino alle 5 del mattino, Filippo ogni tanto mi abbracciava come un fratello. L’atletica, in questo senso, regala emozioni più forti e più belle del calcio».

Oltre che il nuovo Mennea, Tortu diventerà il Bolt del futuro?

«Filippo è, e resterà, Filippo Tortu, e vedrà quante cose belle combinerà. Io, nel frattempo, continuerò a girare il mondo come un cretino».