Spal, cambio di rotta durissimo da assorbire

Venturato puntava su centrocampisti in grado di inserirsi rischiando in difesa, De Rossi vuole più palleggio e protezione del reparto

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Dopo le prime due sconfitte della gestione De Rossi il popolo spallino inizia a manifestare preoccupazione. C’è il timore di rivedere una stagione di lacrime e sangue come quella da poco conclusa, a dispetto di un organico decisamente rinforzato rispetto ad allora. Erano in molti, in estate, a essere soddisfatti della rosa assemblata da Fabio Lupo. C’erano senz’altro lacune, già allora segnalate e che puntualmente hanno presentato il conto: ad esempio una difesa imperniata su un "grande infortunato" come Varnier, o il dislivello qualitativo tra gli attaccanti titolari e i loro rincalzi, o la carenza di giocatori di passo svelto in grado di saltare l’uomo, ad esempio. Ma c’era la convinzione di poter disputare una stagione alla peggio tranquilla e alla meglio con vista sugli ultimi posti della zona playoff, in modo da costruire una base per le stagioni a venire.

Così una Spal per la prima volta sul confine della zona playout ora desta pensieri. Le cause del momento difficile come sempre non sono facili da decifrare e non si possono ascrivere a una sola componente. Certamente, su tutte al momento spicca un dato che va oltre le prove con Benevento e Brescia, entrambe deficitarie, perchè di una squadra che si sveglia solo sullo 0-2 e calcia in porta per la prima volta al 70’ non si può essere proprio contenti, e al "Rigamonti" il primo tempo, quello in cui il risultato era in ballo, è stato bolso in ogni senso.

La Spal ha costruito un organico a misura di Venturato e del suo gioco, fatto di centrocampisti con un passato dal gol facile pronti a folate improvvise a inserirsi dietro le punte. Il tecnico ha pagato l’allegria difensiva della sua Spal, e De Rossi sta impostando la squadra su concetti opposti: palleggio, protezione difensiva, comando della partita.

La sensazione è che, al di là dei propri limiti congeniti e del modesto rendimento di qualche protagonista atteso, la squadra stia un po’ patendo il drastico cambio di rotta. Si sta sforzando di convertirsi al nuovo sistema, ma stenta a creare occasioni e a Brescia è anche caduta su due banali errori difensivi. Al tempo stesso, Murgia e Zanellato sono mezzeali di fraseggio e posizione dal gol difficile, al contrario di Maistro, Proia e Valzania: con loro e l’esordiente Rauti alle spalle di una sola punta in assenza di La Mantia, la Spal ha dovuto attendere la metà del secondo tempo per impegnare il portiere del Brescia. De Rossi sta cercando di ruotare le sue pedine coinvolgendole tutte, ma non tutte hanno il medesimo valore. Mancano inserimenti senza palla, questo è palese. La si fa girare tanto, sino a un possesso del 70%, ma non c’è mai imprevedibilità, non ci si smarca a dettare un passaggio, e così il gioco risulta sterile. Daniele De Rossi deve trovare alternative a tutto ciò. Non si chiedono le pallate in avanti a casaccio (anche se una o due a partita contro un avversario che non se le aspetta possono essere una variante imprevista), ma una impostazione più rapida e intensa del blando giro palla del primo tempo di Brescia.

Nel secondo ce n’è stata di più e ci si è avvicinati, ma ormai si era 0-2 e mica era facile rimettersi in corsa. Servono scelte migliori sulla trequarti, come indica il tecnico, e per ottenerle, oltre alla qualità di chi imposta, occorre che si attacchi anche lo spazio senza palla, e che magari sia in campo qualche centrocampista incline a buttarsi dentro, come non sono Murgia e Zanellato.

A gennaio facilmente Tacopina darà mandato di correggere la Spal a uso e consumo dell’allenatore su cui ha tanto investito e fa grande affidamento: ma fino ad allora ci sono ancora tante partite, e saranno quelle a definire il cammino che attende la Spal nel girone di ritorno e il livello di sofferenza dei suoi tifosi.

Mauro Malaguti