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SONO GLI STUDI di microstoria su porzioni di territorio o su specifici avvenimenti che hanno riscritto, per certi versi, la vera storia di intere comunità periferiche attraverso il lavoro minuzioso di ricerca archivistica e con l’uso sempre più ampio di testimonianze orali, vere e proprie banche della memoria appenninica. Recentemente è uscito una monografia della collana Studi montefeltrani curata da Marco Renzi dal titolo La strage di Fragheto (7 aprile 1944), la piccola comunità in provincia di Pesaro – Urbino ma a pochi chilometri con la nostra provincia che fu teatro nella Pasqua del 1944 dell’eccidio di 30 civili da parte dei nazifascismi. Frazione ai margini dello sviluppo e delle vie di comunicazione, non citata nemmeno nelle carte geografiche balzò suo malgrado alla ribalta della storia. «Quel piccolo mondo antico viene sconvolto. Trenta dei suoi abitanti – scrive Renzi – sono barbaramente uccisi, senza distinzione fra donne, bambini anche in tenerà età, uccisi a colpi di mitra, i corpi nelle case incendiate. Tra le 16 e le 17 perdono la vita 15 donne, 7 bambini e 6 anziani. Pochi istanti perché circa il 40% della popolazione di Fragheto scomparisse per sempre». Il grande rastrellamento antipartigiano prese l’avvio verso il 4 aprile 1944 partendo dalla Val Marecchia verso Balze, Capanne e poi a Calanco dove la compagnia di Falco ingaggiò battaglia contro i tedeschi, scontro cruento che durò diverse ore fino alle 13,30 di quel 7 aprile quando i partigiani riuscirono a sganciarsi sotto la guida del santasofiese Dinola raggiungendo Spinello dopo una marcia forzata attraverso le linee nemiche. Marco Renzi ha studiato a lungo gli archivi sia di fonte italiana, tedesca e partigiana perché fino ad oggi i superstiti e lo stesso parrocco don Adolfo Bernardi hanno addebitato proprio alla leggerezza dei partigiani la causa prima del massacro compiuto dai tedeschi aiutati da spie fasciste e collaborazionisti del posto. Renzi si è mosso con prudenza ma efficacia tra le carte, le testimonianze i dolori mai sopiti dei sopravvissuti ed è riuscito a ricostruire un quadro di quei giorni preciso e attendibile anche degli spostamenti delle varie truppe tedesche che erano confluite nel nostro appennino dalla Toscana, dalla Romagna e dal pesarese per dare un colpo mortale all’8° Brigata Garibaldi. Così Fragheto, Tavolicci e il Carnaio diventeranno, loro malgrado, simboli della guerra ai civili che costellò tragicamente la primavera e l’estate del 1944 lungo la Linea gotica.
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Oscar Bandini