Imola, la situazione della discarica non migliora

Le analisi di Arpae sulle acque sotterranee confermano le criticità sull’impianto chiuso da inizio anno

Un camion scarica rifiuti alla ‘Tre monti’

Un camion scarica rifiuti alla ‘Tre monti’

Imola, 26 agosto 2018 - Non migliora la situazione delle acque sotterranee della discarica Tre Monti, chiusa ormai da inizio anno. Lo testimoniano gli ultimi monitoraggi di Arpae, che ripropongono di fatto un quadro molto simile a quello emerso per la prima volta a novembre 2015, quando era scattato il campanello d’allarme sulla situazione dell’impianto di via Pediano.

Le analisi condotte da Arpae a maggio, e i cui risultati sono arrivati in questi giorni, registrano infatti, nei piezometri (cilindri usati per i rilievi) interni alla discarica, «valori superiori» alle cosiddette Concentrazioni soglia di contaminazione (Csc) in diversi casi. In particolare, per quanto riguarda solfati e manganese, i superamenti («Già riscontrati nelle precedenti campagne analitiche», si legge nella relazione) sono stati certificati «per tutti i piezometri analizzati».

Attenzione poi ai livelli di boro e arsenico, superamenti già riscontrati in passato sugli stessi due piezometri, e a quelli del ferro. In quest’ultimo caso, le concentrazioni «mediamente superiori» a quelle rilevate in passato «sono presumibilmente connesse – secondo Arpae – alle attività di cantiere» svolte nel corso del 2017 «per la sistemazione dell’area delle vasche V1/V2 di stoccaggio del percolato». Il tutto, precisano dall’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia, «congiuntamente a condizioni particolarmente siccitose che possono avere influito sulla mobilità e stabilità delle specie chimiche nelle acque sotterranee».

Per quanto riguarda invece i piezometri esterni alla discarica, in quelli adiacenti al Rio Rondinella «si sono registrati concentrazioni superiori alle Concentrazioni soglia di contaminazione per solfati, manganese e ferro – spiegano da Arpae –, confermando i superamenti rilevati nella precedente campagna analitica».

Rispetto alla situazione fin qui descritta, l’Agenzia ricorda che, sulla base delle indagini effettuate dal 2015, sono stati individuati quali «traccianti di contaminazione» da percolato parametri quali azoto, metalli e semimetalli (arsenico, rame, piombo, nichel, zinco, cromo totale, stagno, ferro, boro, vanadio, bario e potassio) e i fenoli. Non sono invece indicativi, al fine delle indagini, quei parametri che «presentano concentrazioni medie nel percolato inferiori o confrontabili – concludono da Arpae – con quelle delle acque sotterranee prelevate presso i piezometri esterni al confine della discarica, ad esempio cloruri, solfati, nitriti, manganese».