Sangiorgi Imola, sindaca e Giunta. Il giorno più lungo

A mezzanotte le dimissioni della Sangiorgi diventeranno "efficaci e irrevocabili". Domani il nome del nuovo commissario

La sindaca Manuela Sangiorgi

La sindaca Manuela Sangiorgi

Imola, 18 novembre 2019 - Ultimo giorno in Comune per la sindaca Manuela Sangiorgi e la sua Giunta. Questa sera a mezzanotte le dimissioni della prima cittadina diventeranno infatti «efficaci ed irrevocabili», come da Testo unico degli enti locali. A quel punto, caduta la Giunta e sciolto il Consiglio comunale, terminerà un mandato tanto breve quanto travagliato. Una fine, quella dell’esperienza del M5S alla guida del Municipio, che arriva con oltre tre anni mezzo di anticipo rispetto al previsto. Già domani verrà nominato un commissario prefettizio che, dovendo compiere comunque atti particolarmente delicati come l’approvazione del bilancio di previsione 2020, traghetterà Imola fino alle elezioni amministrative della prossima primavera. 

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Fino a mezzanotte, la Sangiorgi può ancora ritirare le proprie dimissioni. Un’ipotesi, quella di un ripensamento rispetto a quanto annunciato a sorpresa il 28 ottobre dal palco di piazza Matteotti, già circolata nei giorni scorsi. Ma che oggi, dopo due settimane e mezzo di smentite, nonostante la sindaca uscente abbia abituato tutti ai colpi di scena, non pare assolutamente percorribile.  La Sangiorgi ha di fatto già svuotato il proprio ufficio e non si è presentata nemmeno all’ultimo Consiglio comunale. È stata espulsa dal M5s, non ha più una maggioranza (c’è una mozione di sfiducia dei suoi pronta in un cassetto) e, nel caso in cui dovesse provare a riprendere in mano le redini del Municipio, si ritroverebbe senza almeno metà squadra di governo. Il vicesindaco Patrik Cavina e gli assessori Claudio Frati e Claudia Resta, chiedendo alla Sangiorgi un’ultima seduta di Giunta destinata però a non essere convocata dalla prima cittadina uscente, hanno già detto che per loro l’esperienza è conclusa.

Palla al commissario, dunque. Alle urne si tornerà, per la seconda volta in meno di due anni, dopo un periodo di reggenza da parte di un funzionario inviato in riva al Santerno dalla Prefettura di Bologna. Nel caso del passo indietro di Daniele Manca (gennaio 2018), la scelta di quest’ultimo di sfilarsi la fascia tricolore per candidarsi e farsi eleggere al Senato aveva contribuito alla sconfitta del centrosinistra al ballottaggio. Evidente che le dimissioni della Sangiorgi, arrivate al termine di sedici mesi caratterizzati da scontri interni, addii in Giunta, in maggioranza e al vertice delle società partecipate, rischiano di avere riflessi molto pesanti per il M5s in chiave amministrative 2020, quando i grillini potrebbero puntare su Patrik Cavina. Sente aria di rivincita il centrosinistra. Nel 2018 puntò sulla civica Carmen Cappello, intenzionata a rimanere in campo anche nei prossimi mesi; in futuro potrebbe convergere su un candidato sindaco di partito, inteso come Pd. In quest’ultimo caso, il naturale aspirante alla fascia tricolore sarebbe il segretario, Marco Panieri: un anno e mezzo fa fece un passo indietro al pari di un altro dem come Fabrizio Castellari, che in caso di elezione potrebbe fargli da vice. In caso di più candidati, primarie di coalizione. Più indietro il centrodestra, che si annuncia a trazione leghista. Il problema, per chi qui è da una vita all’opposizione, resta quello di trovare un candidato spendibile (nel 2018 la scelta cadde sul civico Giuseppe Palazzolo). E oggi nel Carroccio, che come detto sarà il socio di maggioranza (assoluta) della coalizione, la priorità sono le elezioni regionali.