Imola, "Via le scritte in arabo dall’ospedale". E il Pd si astiene

La maggioranza CinqueStelle approva una mozione dellla Lega: l'imbarazzo dei Democratici

IL CASO Polemiche politiche a Imola per  la questione delle scritte  in arabo  sui cartelli ospedalieri  (IsolaPress)

IL CASO Polemiche politiche a Imola per la questione delle scritte in arabo sui cartelli ospedalieri (IsolaPress)

Imola (Bologna), 17 gennaio 2019 - «Via le scritte in arabo dall’ospedale». È un caso a Imola la mozione presentata dal consigliere comunale della Lega Daniele Marchetti (all’opposizione) e approvata dal Consiglio comunale grazie ai voti del M5S (in maggioranza), con l’astensione del Pd che, in riva al Santerno, ha governato fino all’anno scorso. Va detto che di questi tempi a Imola, dopo il passaggio di consegne tra il centrosinistra sconfitto dopo oltre 70 anni di governo monocolore e i pentastellati, la confusione regna sovrana.

Ieri, per dirne una, la giunta ha perso il secondo pezzo in sei mesi: l’assessore Ina Dhimgjini, già nella squadra del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, ha annunciato le proprie dimissioni per impegni professionali nella sua Toscana. E la vecchia amministrazione ha gioco facile nel parlare di incompetenza e approssimazione.

Poi, già come accennato, a differenza di quanto accade in Parlamento, qui il M5S governa e la Lega è all’opposizione. E però, visto il delicato rapporto di equilibrio sul quale si viaggia da Roma alle realtà locali, succede spesso che quando c’è da votare i giallo-verdi si trovino d’accordo.

È il caso appunto delle scritte in arabo. Il documento, emendato dai pentastellati, esorta l’Azienda sanitaria locale – che però ha già iniziato a muoversi in tal senso – a rimuovere la segnaletica in lingua araba presente in ospedale, lasciando solo quelle in italiano e inglese. E alla fine i dem si sono astenuti. Perché? «Si chiede un intervento che l’Ausl porta avanti già di suo e solo per ingraziarsi una parte di elettorato – è la posizione del centrosinistra –. Ma è una cosa culturalmente molto distante dal nostro modo di pensare».

Non la vede così l’altro leghista presente in Consiglio comunale, Simone Carapia, secondo il quale «il Pd si astiene perché è in imbarazzo: non può votare contro una mozione che verrebbe sostenuta dai suoi stessi elettori».