Dopo la serie D tante incognite sul futuro

I punti di penalizzazione confermati dalla Caf hanno tolto ai rossoblù la speranza playout .

di Giovanni Poggi

Delusione, sconforto, amarezza. E’ ciò che provano in queste ultime ore i tifosi dell’Imolese, rassegnati di fronte alla sentenza arrivata due giorni fa, che ha certificato la retrocessione tra i dilettanti della squadra rossoblù.

In realtà, il sentore che nulla sarebbe potuto cambiare c’era già da un pezzo, o meglio, dallo scorso 28 aprile, dopo la decisone del Tribunale Federale Nazionale di sanzionare il club con 4 punti di penalizzazione per "violazioni amministrative" e con conseguente retrocessione diretta in D, viste le nove lunghezze di scarto con la Vis Pesaro, una in più di quelle che avrebbero consentito a Simeri e compagni di giocarsi la salvezza attraverso i playout.

E che anche l’immediato ricorso impugnato dalla società (con annessa richiesta di sospensione dei playout, nemmeno presa in considerazione dalla Lega) potesse non andare a buon fine era un pensiero che nell’ambiente dei tifosi e in città era circolato fin da subito, tant’è che lunedì, in tribunale, il reclamo è stato respinto.

Oltre al danno, poi, è arrivata anche la beffa, con l’Imolese che, sempre nella giornata di lunedì, ha subito un ulteriore penalizzazione di un punto, dopo che la Corte Federale d’Appello ha accolto in parte il reclamo e le richieste della Procura Federale contro il -2 inflitto al club lo scorso 6 aprile (per il "mancato versamento delle ritenute Irpef relative al periodo gennaio-agosto 2022 e alla mensilità di dicembre 2022"): da 2 i punti sono diventati 3, con l’Imolese che ha chiuso il campionato a quota 29 (a -10 dalla Vis Pesaro).

Sette i punti decurtati dalla classifica e dalla stagione rossoblù, gli stessi sette che l’Imolese era riuscita a conquistare sul campo nei primi tre mesi e mezzo dall’arrivo di Giuseppe Deni al timone della società, dal 2 novembre (giorno della conferenza di presentazione dell’imprenditore agrigentino) al 26 febbraio.

Sette punti conquistati in 116 giorni (18 partite), così è cominciata l’era Deni, per poi proseguire con l’esonero di Antonioli e la scelta di Giuseppe Anastasi.

Una decisione rivelatasi tutt’altro che azzeccata: in 11 partite, sette sconfitte, tre pareggi e una sola vittoria col tecnico siciliano in panchina, un bottino che ha rallentato e non poco il cammino salvezza dei rossoblù. Il tutto, considerato che nelle stesse 11 partite Antonioli, dal suo ritorno, di punti ne ha conquistati 16 (nove in più rispetto ad Anastasi), viaggiando alla media di 1,45 a partita.

Sembrava che tutto fosse tornato su binari favorevoli, almeno per giocarsi sul campo la salvezza, invece niente. Per quei sette punti sfumati così, in un amen, in un’aula di tribunale, dopo ricorsi e contro-ricorsi, lettere e silenzi stampa. Una sfilza di scelte sbagliate tradotte in un’annata fallimentare, chiusa nel modo più amaro.