Anziani, famiglie senza aiuto

Non è una novità, non è una segnalazione o uno sfogo raro, anzi, ma se non si insiste a comunicare le difficoltà che sopportano le famiglie Modena non troverà mai soluzioni. Sono figlia unica. Ho 69 anni, vivo sola. Dal 2013 seguo mio papà - 92 anni - che, a causa di serie problematiche di salute, è stato spesso sottoposto ad interventi chirurgici, quindi dieci anni di ricoveri ospedalieri, visite, controlli... un calvario. Abbiamo ricevuto un aiuto dalle assistenti sociali quando in due occasioni è stata necessaria una riabilitazione perché papà non era in grado di alzarsi o stare in piedi. Di recente, però, è caduto diverse volte (non inciampa, ma perde conoscenza) e lo dimostrano i ricoveri in pronto soccorso che però non hanno sortito alcuna soluzione in merito. Nell'ultima occasione, il geriatra ha convenuto che papà ha bisogno di un aiuto concreto perché non può mai stare solo. Io, sola, non sono in grado di aiutarlo, per me è troppo fisicamente pesante. Quindi, d'accordo con lui, da una settimana si è dovuto scegliere una struttura privata, perché la valutazione sociosanitaria non consente alcun accesso ad una struttura comunale. I servizi sociali e infermieristici o i geriatri "pubblici" non valutano neppure quale sia la condizione familiare, si lascia tutto sulle spalle - in questo caso - di una figlia non più giovane e sola. E' innegabile - e non scrivo solo per me - che le famiglie con anziani (sempre più numerosi) e/o disabili vengono lasciate sole, senza aiuti.

Chi come noi vive in casa propria e ha anche qualche risparmio (denaro guadagnato con il lavoro), non si aspetta contributi in denaro o rette agevolate. Ma di sicuro una via preferenziale per una struttura del nostro Comune. Invece no. Solo un accesso privato. E per fortuna che qualche risparmio lo abbiamo. Per un po' si riuscirà a far fronte a queste rette. Poi? Si venderà casa! E pensare che Modena si vanta di essere solidale.

Daniela Moscatti