Macerata, 13 febbraio 2013 - UN COMMERCIALISTA, un «ingegnere», un avvocato, un carabiniere. Nuovi nomi sono stati fatti ieri da Marco Schiavi, condannato all’ergastolo per la strage di Sambucheto, oggi pentito e collaboratore di giustizia, sotto processo per il giro di estorsione, usura e spaccio messo in piedi in tutta la regione con Salvatore Perricciolo, Gaetano Abaco e una serie di affiliati e fiancheggiatori, oggi accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso. «Avevamo decretato di commettere cinque omicidi — ha detto Schiavi — poi però a settembre del 2009 sono stato arrestato e, ringraziando Dio, non li ho più fatti».
Parlando delle estorsioni, degli incendi ai locali notturni, del giro di armi ed esplosivi, Schiavi ha fatto anche i nomi di alcune persone che affiancavano la sua associazione. Si tratta di persone che non sono indagate, e che non compaiono in alcun modo in questo processo. Il primo è l’avvocato Maurizio Cacaci di San Benedetto: «Quando venne arrestato Agostino Porcelli, perché la polizia gli aveva trovato la mitraglietta nascosta in casa a Chiarino di Recanati, chiamammo subito l’avvocato Cacaci, e gli dicemmo di prendere la difesa di Agostino, e di non farlo parlare a qualsiasi costo. L’avvocato ci aveva già dato anche in passato buoni consigli, noi lo avevamo aiutato ad aprire lo studio a Civitanova, gli avevamo trovato i clienti, lo consideravamo l’avvocato dell’associazione». Peraltro l’avvocato Cacaci, informato di queste dichiarazioni di Schiavi, ha subito respinto sdegnosamente le insinuazioni, e annunciato una querela per calunnia nei confronti del pentito.
Poi Schiavi ha parlato di un commercialista di Civitanova, Luciano Emili: «Ogni tanto ci dava da fare dei recuperi, era a nostra disposizione. Fu lui a metterci in contatto con Andrea Rivosecchi, che poi noi abbiamo massacrato di botte». Rivosecchi, di Porto San Giorgio, venne minacciato e convinto così a pagare seimila euro al clan. Poi ancora Schiavi ha parlato di un «finanziatore» dell’associazione, David Giampieri, chiamato «l’ingegnere». E poi il cassiere, Enrico Gigli: «Era il gestore del nostro night, l’Open Gate. Quando ricevevamo grosse somme le davamo a lui in custodia».
Infine, Schiavi ha parlato anche di un «carabiniere infedele, Tamagnini di San Benedetto: lui ci aveva detto che un nostro affiliato collaborava e quindi noi lo sapevamo». I pubblici ministeri Cristina Polenzani di Macerata e Monica Garulli di Pesaro hanno chiesto conto a Schiavi di una lunga serie di estorsioni, partendo da quella a Giulio Rovinelli, titolare di un autosalone a Marotta. Rovinelli chiese al clan di sfrattare, con le loro procedure, Paolo Argalia da un suo appartamento; in cambio però Schiavi e Perricciolo gli chiesero 30mila euro, minacciando di uccidere la moglie, la figlia e lui per ultimo se non avesse pagato.
POI le estorsioni agli Ascani per il Green, il Babaloo, il Deep Blue; poi il pizzo preteso dallo Zen di Porto San Giorgio, dal night Play di Porto Recanati, dal Sesto Senso di Appignano, dal Le Gall a Porto San Giorgio; i locali «a disposizione» come Anton a Recanati e l’Escada e ancora gli incendi ai locali che non pagavano o a quelli che erano in concorrenza con quelli che pagavano. «Edoardo Ascani ci aveva chiesto di dare fuoco alla discoteca Neon di Ancona, che li danneggiava, e ci aveva anticipato tremila euro. Poi però sono stato arrestato e non lo abbiamo fatto più».
Schiavi ha parlato anche di una serie di omicidi che aveva «decretato», con gli altri affiliati. Tra cui quello del suo socio, Salvatore Roberto Perricciolo. «Salvatore pensava solo ai soldi, era troppo avido, io lo facevo anche per passione invece lui no. Per questo avevamo deciso di ucciderlo. Per non fargli capire nulla, a un certo punto gli diedi il comando dell’associazione, ma era una trappola. L’avrei ucciso, per poi ricominciare a lavorare e dividere i guadagni in maniera più equa e gerarchica».
L’esame del pentito proseguirà il 5 marzo. Schiavi dovrà rispondere anche alle domande dei difensori, gli avvocati Anna Indiveri, Massimo Di Bonaventura, Vando Scheggia, Gianluca Gattari, Elisabetta Petracci, Massimiliano Cingolani, Francesca Sbriccoli.
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