LUCIA GENTILI
Cronaca

Dal Parkinson nasce un fumetto: "Così ho ritrovato me stesso. E non mi vergogno della malattia"

Mauro Mogliani, 53enne tolentinate, ha scoperto il disturbo da poco e l’ha tradotto in un disegno "All’inizio quando incontravo le persone è stato difficile. Poi ho preso un foglio ed è uscito Park" .

Dal Parkinson nasce un fumetto: "Così ho ritrovato me stesso. E non mi vergogno della malattia"

Mauro Mogliani, 53enne tolentinate, ha scoperto il disturbo da poco e l’ha tradotto in un disegno "All’inizio quando incontravo le persone è stato difficile. Poi ho preso un foglio ed è uscito Park" .

Dal Parkinson ai sogni di Park. È la storia di Mauro Mogliani, artigiano-scrittore tolentinate, di 53 anni. Ha scoperto la malattia tre anni e mezzo fa. I primi sintomi sono stati perdita di equilibrio (come se cadesse all’indietro) e tremore a una gamba. A fare la diagnosi il dottor Carlo Pozzilli, noto neurologo di Roma. Dopodiché Mogliani è stato seguito da un’equipe dell’Irccs San Raffaele per una sperimentazione clinica. "Ho firmato e accettato il protocollo per mettermi a disposizione della ricerca", spiega il 53enne. Un’infusione ogni quattro settimane, ma le cure purtroppo per ora non hanno dato i risultati sperati. Un’odissea fatta di amarezze, "senza aiuti e senza un’invalidità riconosciuta dall’Inps". Ma l’artigiano di scatole, padre di due figlie di 23 e 10 anni, costretto a continuare a lavorare, non molla. E, per esorcizzare la paura, ha creato un fumetto: "I sogni di Park", appunto.

"È nato dall’esigenza di contrastare la malattia – spiega –. Per farlo, ho creato una sorta di pupazzetto che porto sempre con me, per difendermi dal male, dal Parkinson". Come una coperta di Linus, come il peluche che dà sicurezza da bambini. "Questa malattia può provocare un’improvvisa esplosione di creatività e porta anche a fare sogni bizzarri, sia belli che brutti – spiega Mogliani –. A maggio ho preso un foglio nero e con un Uniposca bianco ho iniziato a disegnare. Mai fatto prima. Ma la necessità di tirare fuori "Park" era troppo grande. Soprattutto dopo tre anni in cui ero chiuso in me stesso". La malattia tende ad isolare chi la vive e indebolisce la rete di relazioni che fino a quel momento caratterizzava la vita quotidiana. Chi soffre, spesso non si sente capito. "Se non si è più padroni del proprio corpo ci si sente a disagio – prosegue Mogliani –, l’approccio è problematico e gli altri non sanno come avvicinarsi. Il morbo non colpisce solo gli anziani, ma anche i giovani; e non riguarda solo il tremore al braccio, ma anche confusione mentale, problemi al linguaggio, a camminare, a scrivere al pc, stanchezza, difficoltà di concentrazione. Io attualmente ho la parte sinistra lesionata, gamba e braccio. Ma ad esempio, se fosse stata la destra, avrei fatto fatica anche a mangiare. Provavo vergogna quando incontravo le persone". Ma da quando è venuto fuori questo omino con le gambe e le braccia tremolanti come il suo creatore, qualcosa è cambiato. "Vorrei presentare il mio progetto alle case editrici con "Il diario di Park", grazie all’aiuto nella parte grafica di Francesca Paradisi, mentre Nicola Serrani cura quella social. Il fumetto non parla di malattia, bensì di sogni". Mogliani tra l’altro dal 2014 ha scritto diversi romanzi thriller, alcuni dei quali hanno ricevuto anche riconoscimenti. È dj e fa teatro. Ma chi è Park? Mogliani il mese scorso, alla seconda festa del movimento politico-culturale Civico22 (di cui fa parte) ha fatto "outing" in uno spettacolo, insieme al laboratorio artistico Bura.

"Mi chiamo Park. Ho trovato ospitalità in un signore, un ragazzotto cinquantenne, e senza chiedere il permesso, contro la sua volontà, ho invaso il suo corpo – recita un estratto del testo –. Lui si lamenta che non sto fermo un attimo, che lo faccio tremare in continuazione. Cosa pretende da un bambino? Sì, io sono un bambino e come tutti i bambini non sto fermo un attimo. Sono affari suoi se non mi sopporta, io da lì non mi sposto. Ha creato il mio gemello, quello buono, per contrastare il male, per contrastare me…va dicendo a tutti che aveva l’esigenza di farlo, che aveva bisogno del suo pupazzetto da portare sempre con sé, come fanno i bambini per scacciare i fantasmi, i cattivi, i mostri. Non lo so nemmeno io se i sogni appartengono a me o a lui. I sogni sono sogni, e sono di tutti".