
Emergenza in corsia. Mancano i pediatri. Turni e carichi di lavoro, ospedale in sofferenza
Carico di lavoro in aumento e medici difficile da trovare. Mancano i pediatri, soprattutto quelli ospedalieri. Ed è un bel guaio. Nel corso del 2023, nel solo ospedale di Macerata sono state effettuate 4.994 visite pediatriche in pronto soccorso, una media di 416 al mese. Nei primi cinque mesi del 2024 sono già 2.576, una media di 515 al mese, con una netta tendenza all’aumento. Numeri importanti che, però, rappresentano solo una parte della enorme mole di attività a cui i pediatri devono far fronte, purtroppo a ranghi ridotti: a Macerata la pianta organica ne prevede 10 più il direttore, ma attualmente ce ne sono 5, uno dei quali specializzando, e carenze ci sono anche a Civitanova. È imminente la selezione, in base a concorso pubblico dell’Ast, per assumerne cinque (30 candidati, 28 dei quali specializzandi), ma anche se tutti si presentassero (cosa nient’affatto scontata), non basterebbe a colmare i vuoti. E questo spiega la presenza di medici esterni inviati da cooperative private (da ottobre 2022), a cui si dovrà fare ricorso ancora per diversi mesi, con costi pesanti (sono 6 su 11 le pediatrie interessate nelle Marche).
La carenza di pediatri ospedalieri non è dovuta, però, solo al ridotto numero dei giovani laureati che scelgono questa specializzazione. La Regione ha finanziato altri 42 contratti di formazione per i medici specialisti, ma i servizi sono rimasti come prima. Accade così che non solo i giovani specialisti, ma anche medici ospedalieri di media età (stanchi delle pesanti condizioni di lavoro) scelgano il territorio, la pediatria di libera scelta, attratti da migliori condizioni economiche e una migliore qualità della vita. Dal 2020 ad oggi nelle Marche sono 13 i pediatri (diversi dei quali della nostra Ast), con sulle spalle 10/20 anni di esperienza, che si sono dimessi e hanno lasciato l’ospedale, senza contare quelli che vanno a lavorare all’estero. Si sta creando una situazione paradossale: in presenza di una forte denatalità, si formano pediatri che – però – preferiscono il territorio e si tengono lontani dagli ospedali, con il rischio che sul primo fronte potremmo tra un po’ averne troppi, mentre sul secondo dovremo ricorrere a medici esterni per chissà quando. Attualmente in Italia sono 65 le pediatrie ospedaliere con punti nascita che, a causa della gravissima carenza di pediatri ospedalieri, utilizzano i "gettonisti". Sia chiaro: al momento, senza l’esternalizzazione dei servizi di pediatria e di assistenza nei punti nascita alcune pediatrie in Italia potrebbero essere chiuse. Ma non si può andare avanti così.
La Società Italiana di Pediatria ha già lanciato l’allarme. "Non vi sono in Pediatria i medici specialisti necessari per mantenere l’attuale sistema organizzativo, realizzatosi nel nostro Paese a partire dal 1980, che prevede una assistenza pediatrica territoriale distinta e non integrata con quella ospedaliera. Il gap già esistente è destinato ad aumentare nei prossimi 3-4 anni, nonostante la riduzione della natalità e l’aumento del numero dei contratti per le scuole di specializzazione, per il numero elevato di pensionamenti tra i pediatri di famiglia e di dimissioni volontarie tra i pediatri ospedalieri".