LORENZO MONACHESI
Cronaca

La versione di Cochi in un libro: "Lascio un diario della mia vita"

Macerata, Ponzoni oggi alla Controra: con Renato siamo diversi, è questo il motore della nostra comicità

La versione di Cochi in un libro: "Lascio un diario della mia vita"

Sessant’anni di spettacolo, teatro, cabaret, cinema e televisione: signori e signore, ecco a voi Aurelio "Cochi" Ponzoni. L’altra metà del duo con Renato Pozzetto è ospite alle 18.45 di oggi della Controra di Musicultura dove nell’incontro condotto da John Vignola presenterà il libro "La versione di Cochi" (Baldini + Castoldi, 240 pagine, 19 euro).

Ponzoni, cosa l’ha spinta a raccontarsi davanti a un foglio bianco?

"Il desiderio – spiega Cochi, questo soprannome gli è stato dato dalla madre – di lasciare un diario della mia vita, un racconto alle quattro figlie che mi conoscono al 70% rispetto a quanto fatto, alle persone conosciute. Poi ho accettato la proposta di Paolo Crespi che mi ha chiesto un’intervista dettagliata in cui raccontassi la mia attività teatrali, cinematografiche e di cabaret".

Ed è nato questo libro.

"Crespi a mia insaputa ne ha parlato con Elisabetta Sgarbi che si è dimostrata interessata a fare della mia storia un libro, un racconto strutturato".

In questo flusso di ricordi qual è stato il momento più commovente?

"Non mi commuovo facilmente, ho sempre avuto uno spirito refrattario ai piagnistei o ai ricordi melanconici, ho sempre guardato avanti, ho sempre preferito pensare più all’allegria che alla malinconia".

E quello più divertente?

"Sono tantissimi specialmente durante il periodo al Derby con Lauzi, Jannacci, Renato, Andreasi".

A un certo momento "Cochi e Renato" erano diventati una parola sola. Come siete riusciti a far sì che uno non prendesse il sopravvento sull’altro?

"Siamo persone diverse ma compatibili, il risultato è che mischiando un insieme di me e di Renato si produceva un effetto comico. Ecco, la nostra diversità è stata il motore della comicità".

Poi Cochi e Renato siete stati una garanzia, ma è stato difficile affermarsi?

"Abbiamo avuto la fortuna di essere supportati anche quando non facevamo questo mestiere se non per divertimento alle osterie. Potevamo contare sul sostegno di grandi intellettuali, ricordo che passavamo le serata con Lucio Fontana, Dino Buzzati, Luciano Bianciardi, Dario Fo, Franca Rame. Insomma avevamo supporto di questa intellighenzia della Milano di quegli anni che ci ha spinto a intraprendere quella strada".