FRANCO VEROLI
Cronaca

L’accusa di Carancini: "Bronchiolite nei bimbi, la Regione è immobile"

Il consigliere Pd: non si è attivata per la profilassi, aumentano i rischi

Romano Carancini, consigliere regionale del Partito democratico

Romano Carancini, consigliere regionale del Partito democratico

"Poche dosi di vaccino antinfluenzale a disposizione dei pediatri e mancata attivazione della profilassi contro la bronchiolite da Vrs (Virus respiratorio sinciziale). Il risultato è che aumenteranno i rischi per la popolazione infantile". È l’atto di accusa che Romano Carancini, consigliere regionale del Pd, lancia in direzione della Regione. Secondo l’ex sindaco di Macerata, Palazzo Raffaello sapeva della scarsità di dosi di vaccino antinfluenzale a disposizione dei pediatri, come pure che il Nirsevimab, l’anticorpo monoclonale disponibile per la profilassi contro la bronchiolite, non è incluso nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale, perché si configura come prestazione extra Lea (Livelli essenziali di assistenza). "Ciò significa – evidenzia – che i costi della sua fornitura sono a carico dei Sistemi sanitari regionali. Tuttavia, questo non ha scoraggiato altre Regioni, a partire dalla vicina Emilia Romagna, a stanziare le risorse necessarie per somministrare autonomamente l’anticorpo monoclonale senza oneri per i pazienti. Non così la nostra. Da mesi si sapeva che il bando d’acquisto sarebbe stato pubblicato a novembre e che le dosi prodotte sarebbero state limitate, ma evidentemente l’assessore Saltamartini non l’ha considerato un tema prioritario". Il virus respiratorio sinciziale causa un’infezione delle vie respiratorie in oltre il 60% dei bambini nel primo anno di vita e in quasi tutti entro il secondo, e può essere anche grave, visto che il 4% dei bambini colpiti che hanno meno di un anno richiede il ricovero in ospedale. L’anno scorso, tra fine novembre e metà di dicembre ci fu un boom di casi anche in provincia. "La strategia di profilassi, se adottata, avrebbe avviato l’immunizzazione all’inizio della stagione epidemica (metà ottobre) mentre nelle Marche è ferma", incalza Carancini. "Di recente, si è osservato un incremento significativo di questa malattia, tanto che in stagione epidemica, specie negli ultimi due anni, i reparti di pediatria marchigiani hanno dovuto affrontare una grande quantità di casi, non senza difficoltà".