
L’attrice Lucrezia Lante della Rovere
"È un testo che colpisce al cuore, alla pancia e dopo averlo letto ho pensato: voglio portarlo in scena". È la sensazione provata da Lucrezia Lante Della Rovere che ha esaudito il suo desiderio, e oggi e domani alle 21 reciterà al Lauro Rossi con "Non si fa così" di Audrey Schebat, dove dividerà la scena con Arcangelo Iannace per la regia di Francesco Zecca. "È scritto – aggiunge – in maniera intelligente con quel tipo di drammaticità e ironia che mi corrispondono. La drammaticità si vede ovunque, ma sono una persona a cui piace ridere avere ironia di questa pazza vita, altrimenti...". Una sera Francesca, interpretata da Lante della Rovere, torna inaspettatamente da un viaggio di lavoro e trova Giulio sul tavolo della cucina, attaccato al lampadario, pronto a commettere un gesto estremo. Sventato l’irreparabile, ne segue una notte in cui la coppia fa il punto sulle loro vite, sulle scelte, sulle non scelte, sull’inconciliabilità di alcuni pensieri e azioni.
Lante Della Rovere, in scena rientra a casa e trova suo marito che sta per suicidarsi: non può subentrare in lei un malessere per non essere riuscita a comprendere certe richieste d’aiuto?
"La commedia fa pure sorridere facendo vedere le vigliaccherie e gli egocentrismi dell’essere umano. Per esempio, il mio personaggio è molto egocentrico e non vuole vedere quel senso di colpa. È come quando uno sbaglia e allora risponde attaccando, si comincia a litigare. In quel frangente gli chiedo perché non ha lasciato un biglietto per spiegare il suo gesto. Inizia la dinamica tipica del matrimonio in cui uno non ascolta l’altro".
Ad agosto c’è stato il debutto, ora ha imparato a conoscere meglio Francesca, il suo personaggio: cosa le piace di lei e cosa vorrebbe cambiarle?
"Mi piace perché una donna molto spiritosa, nella sua follia è molto divertente. Non voglio cambiare niente altrimenti dovrei modificare la commedia che mi piace così".
Come le è capitato tra le mani questo testo?
"Si lavora con le agenzie letterarie e in Francia questo testo è stato un successo quando è stato portato in scena da Sophie Marceau, diretta dalla stessa Schebat. Il fatto che sia stata la prima a ricevere la traduzione mi fa pensare che fosse adatto per me".
Analizzare l’esistenza è mettere a nudo la propria vita, come ha fatto con la sua autobiografia: qual è stato il suo animo dopo aver scritto il libro?
"Ero molto contenta, mi sentivo in pace avendo trovato la chiave giusta per raccontarla. Mi sembrava di avere ricomposto il puzzle della mia vita sistemando i tanti pezzi sparsi. Mi sono rivista la vita messa a posto, raccontata con garbo, con amore anche per miei errori, volendo bene a me e anche agli errori e difetti in cui sono inciampata. È un libro intimo, molto autentico, non è scandalistico e non c’è nessun pettegolezzo e forse per questa ragione non ha fatto scalpore".