LORENZO MONACHESI
Cronaca

"Non sto zitta", Parsi sul palco del Rossini

La scrittrice e psicoterapeuta prenderà parte domani al confronto in teatro, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne

Maria Rita Parsi sarà ospite al teatro Rossini per l’incontro «Non sto zitta»

Maria Rita Parsi sarà ospite al teatro Rossini per l’incontro «Non sto zitta»

"Io non sto zitta, perché o la piantiamo a giocare o va a finire male". È quanto dice la psicologa, psicoterapeuta e scrittrice Maria Rita Parsi che alle 17.30 di domani sarà ospite al teatro Rossini di Civitanova per un incontro dal titolo "Non sto zitta". L’iniziativa, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, è stata curata da Eclissi Eventi e dall’Azienda dei Teatri in collaborazione con l’assessorato alle pari opportunità del Comune. "L’ambiente – aggiunge – è stato sfruttato, mutilato e si continuano a fare le guerre, ma la potenza delle bombe di oggi non è paragonabile a quella che ha portato morte e devastazione a Hiroshima e Nagasaki".

Parsi, allora qual è la soluzione?

"La volontà collettiva può fare cambiare le cose, ma il mondo va a finire se ancora ci si contrappone".

Qual è l’urgenza che ora vorrebbe urlare?

"Donne e uomini potrebbero benissimo vivere bene e nel benessere, eppure ci sono ancora le guerre, a cominciare nelle famiglie. Tante altre cose sono state dette, ma il punto è che occorre fare di più. La cultura è tutto ed è per sempre, la penso come i greci".

Prima accennava alle guerre, però sono spesso gli uomini a farla?

"A tal proposito è illuminante il libro “Anatomia della distruttività umana“ di Erich Fromm".

Come ci difendiamo dalla consapevolezza di ogni nascituro che sa di morire?

"C’è una difesa spirituale, pensando a una vita dopo la morte; c’è chi crede nelle idee la cui forza può resistere nel tempo; chi nella bellezza e quindi che il fascino dell’arte, della musica, dell’architettura possa essere capace di sconfiggere il tempo; ma c’è anche chi dice “io morirò e con me morirete tutti“. Chi fa la guerra crede che il potere di dare la morte possa renderlo immortale".

La donna dà la vita e quindi controllare il suo corpo dà potere?

"Si pensi alle antiche tribù matriarcali dove le donne avevano rapporti con vari uomini della tribù e i figli nati erano figli di tutti. Poi, a un certo momento, l’uomo ha visto che quel figlio era suo quando una donna stava solo con lui. Ed ecco che torna in gioco la necessità di difendersi dall’angoscia di morte attraverso la nascita di un figlio. Controllando il corpo di una donna, mi assicuro che mio figlio mi continuerà nel tempo. Il femminicidio è il possesso della donna".

Ogni volta che c’è un femminicidio c’è giustamente una sollevazione. Non crede che la volontà collettiva possa cambiare le cose?

"Può farlo, ma se ci si contrappone il mondo va a finire. Il problema è se gli esseri umani hanno capito la lezione".