PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Omicidio Pamela Mastropietro. Oseghale, ergastolo confermato: "Ora troviamo i suoi complici"

La Corte ha rigettato il ricorso straordinario presentato dalla difesa del nigeriano. La mamma della 18enne uccisa e fatta a pezzi: "Giornata importante per me e la mia famiglia".

La Corte ha rigettato il ricorso straordinario presentato dalla difesa del nigeriano. La mamma della 18enne uccisa e fatta a pezzi: "Giornata importante per me e la mia famiglia".

La Corte ha rigettato il ricorso straordinario presentato dalla difesa del nigeriano. La mamma della 18enne uccisa e fatta a pezzi: "Giornata importante per me e la mia famiglia".

"Si chiude finalmente questa assurda vicenda giudiziaria. Ora troviamo i complici di Oseghale". Con un senso di sollievo, i familiari di Pamela Mastropietro ieri mattina hanno accolto la decisione della Corte di Cassazione: il ricorso straordinario è stato respinto e il nigeriano resta condannato all’ergastolo per aver violentato, ucciso, fatto a pezzi e nascosto in due trolley i poveri resti della 18enne romana il 30 gennaio del 2018. Dopo la condanna in primo grado, in appello, in Cassazione, di nuovo in appello e poi ancora in Cassazione, sempre all’ergastolo, gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi avevano presentato il ricorso straordinario in Cassazione, contestando un errore di fatto nella ricostruzione della vicenda. Tutto ruota intorno all’accusa di violenza sessuale sulla sfortunata ragazza, allontanatasi dalla Pars di Corridonia dove era seguita per la patologia psichiatrica e la tossicodipendenza.

Secondo l’accusa, il nigeriano aveva abusato di Pamela in casa sua, dopo averle dato la dose di eroina avuta da Desmond Lucky, approfittando dello stordimento causato dalla droga. Quando la ragazza si era ripresa e aveva protestato lui, temendo la denuncia, l’aveva uccisa, cercando di cancellare con la candeggina ogni sua traccia. In questa ricostruzione, sancita dalla Cassazione a gennaio 2023, in pratica la violenza sessuale era il motivo dell’omicidio.

Ma gli avvocati difensori hanno sempre contestato la ricostruzione, e su questo hanno presentato il ricorso straordinario: Oseghale non avrebbe dato la droga a una sconosciuta senza prima pretendere il pagamento, in questo caso il rapporto sessuale che i due, in maniera consensuale, avrebbero consumato a Fontescodella prima di incontrare Desmond e andare in via Spalato. Se così fosse stato, non ci sarebbe stata alcuna violenza sessuale, e Oseghale, oggi 36enne, avrebbe potuto avere una condanna più ridotta. Giovedì il caso è stato esaminato di fronte alla Corte romana, che ieri mattina ha emesso il verdetto: ricorso respinto, l’ergastolo è definitivo e a questo punto non ci sono altre strade possibili per contestare la sentenza.

"Oggi è una giornata importante per me e la mia famiglia – ha dichiarato Alessandra Verni, mamma di Pamela –. Sono felice e sollevata per la decisione dei giudici. Questa sentenza rappresenta un passo significativo verso la giustizia per mia figlia e per tutte le vittime di atrocità come quelle che abbiamo vissuto. È fondamentale che la verità venga riconosciuta e che chi ha compiuto atti così gravi ne risponda". Alessandra Verni ha insistito sulla volontà di cercare i complici di Oseghale, con cui aveva anche chiesto un incontro. "Nessuna sentenza potrà mai restituire Pamela – ha aggiunto l’avvocato Marco Verni, legale della famiglia e zio della 18enne –, ma speriamo che ora sia davvero messa la parola fine a questo processo durato fin troppo. Nel rispetto delle garanzie dell’imputato, sembra che a volte ne abbiano molte meno la vittima e i parenti. Questa volta eravamo sereni, avevamo visto che non c’erano margini per un potenziale accoglimento del ricorso, ma c’è sempre tensione. Non si doveva arrivare a questa terza Cassazione, ma se l’ordinamento lo permette, lo dobbiamo accettare. Pamela ha costituito un unicum nella storia della criminologia mondiale degli ultimi 50 anni e un unicum nella storia giudiziaria italiana, con tre giudizi di merito e tre di Cassazione. È legittima la volontà della madre di continuare a cercare eventuali altri complici perché, come abbiamo sempre detto, dubitiamo che Oseghale possa aver fatto tutto da solo. Se da una parte dobbiamo fare i conti con la verità processuale, che a volte può non coincidere con la verità fattuale ma va rispettata, credo però sia lecito continuare a cercare un’altra eventuale parte di verità. Questa condanna speriamo possa spingere Oseghale a dire qualcosa, se la sa".