Porto Recanati (Macerata), 29 novembre 2017 - Ha deciso di raccontare la storia di sua figlia perché possa essere di aiuto ad altre famiglie che vivono l’incubo dell’anoressia. Michela (il nome è di fantasia così come richiesto dalla donna per tutelare la figlia) è la mamma della quindicenne di Ivrea finita nella rete del blog che secondo le indagini istigava all’anoressia, aperto da una diciannovenne di Porto Recanati – in provincia di Macerata – che ora si ritrova accusata di istigazione al suicidio. Il blog ora è stato chiuso proprio grazie all’intervento di questa mamma, che racconta di sentirsi «fortunata» perché è riuscita a salvare sua figlia.
Come si è accorta che qualcosa non andava?
«È stato grazie alle amiche di mia figlia, loro si sono accorte che riceveva continui messaggi. Così le hanno chiesto chi fosse a scriverle con tutta questa insistenza e poi, sa come si fa tra adolescenti, scambiandosi i telefonini alcune di loro si sono accorte che i messaggi arrivavano sempre dallo stesso numero e in tutti si parlava di cibo, di alimentazione, di come dimagrire».
Così sono state le amiche di sua figlia a contattarla?
«Sì, sono venute da me inizialmente facendomi delle domande che non capivo, come se avessi di recente comprato a mia figlia dei limoni o delle gomme da masticare. Effettivamente queste erano cose che avevo comprato spesso a mia figlia negli ultimi mesi, solo dopo ho capito che tra i consigli per saziare dalla fame c’era l’utilizzo del limone o che le gomme stimolano la sensazione che il corpo abbia ricevuto del cibo».
Decise così di parlare con sua figlia?
«No, la prima cosa che ho fatto, visto che tra i messaggi che le amiche avevano letto si parlava di un sito, è stato cercare quel sito. L’ho trovato e ho subito chiamato il numero di cellulare che era riportato. Il prefisso era 328 ricordo... Mi rispose una voce che sembrava arrivare dall’oltretomba, a ripensarci oggi mi vengono ancora i brividi. La prima cosa che chiesi è: chi sei? Che cosa stai facendo a mia figlia? Ma mi chiuse il telefono in faccia senza più dire una parola. Ho provato più volte a richiamare, anche con numeri diversi, ma senza risultato. Così mi sono detta: ora che faccio? La risposta immediata fu di andare a denunciare il fatto alla polizia postale, perché quei messaggi mia figlia non doveva più riceverli».
Solo dopo ha parlato con lei?
«Quando ho provato a parlarle le è caduto il mondo addosso perché avevo scoperto un suo segreto, una cosa che non avrei dovuto sapere. Si è agitata, ma ho cercato di tranquillizzarla».
Lei non si era mai accorta che sua figlia potesse avere un problema con il cibo?
«No, perché non era grassa o in sovrappeso, era un’adolescente normalissima. Non aveva nemmeno cambiato le sue abitudini, l’unica cosa diversa era l’umore, perché era spesso cupa, scontrosa, arrabbiata con il mondo».
Perché crede che si sia rivolta a un blog per perdere peso?
«Perché, come accade a molti adolescenti, non si piaceva. Voleva perdere quei 3-4 chili, secondo lei di troppo, in brevissimo tempo».
È passato quasi un anno da quando le amiche di sua figlia le hanno segnalato il problema, come sta sua figlia oggi?
«Grazie anche al supporto di una psicologa fantastica e della sua forza di volontà posso dire che sta meglio, è più serena, più tranquilla, più consapevole della cavolata che ha fatto e della fine che poteva fare. Mi ritengo una mamma fortunata ad avere ancora una figlia».