
Nicolini, docente a Unimc: "Nuove regole, difficile dire ora se saranno utili"
Paola Nicolini, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Macerata, spiega perché il voto in condotta non è la soluzione.
Professoressa, questa riforma sarebbe utile?
"Difficile dire se può essere utile prima che sia stata realizzata e se ne valutino gli effetti. Sicuramente nasce con l’idea di sistemare qualche problema e mira a farlo; tuttavia, a una prima occhiata da esperti in campo educativo, le perplessità sono diverse. Innanzitutto il voto in condotta, che mira a "correggere" i comportamenti inadatti di studenti e studentesse: da solo è chiaro che non possa bastare, in quanto quell’inadeguatezza non deriva nella maggior parte dei casi da cattiva volontà o, peggio, da consapevoli intenzioni, quanto piuttosto da retroterra marcati da povertà educative. Quando si parla di povertà educative si intende una mancanza di guida da parte di adulti, di contenimento emotivo, di supporto nello sviluppo dei propri talenti, di mancato riconoscimento della persona che il bambino o la bambina sono, una volta che sono al mondo".
Quali potrebbero essere gli effetti su bambini e ragazzi?
"Penso che i comportamenti di studenti e studentesse siano poco correlati alla paura di un brutto voto o di una bocciatura, come sa chi guida un’auto e ha preso una multa: basta a modificare il proprio comportamento? A stare più attenti o a moderare la velocità? Forse nei primissimi giorni subito dopo averla pagata, ma poi ce se ne dimentica e se ne prendono di altre. Ci sono pagine di buona letteratura scientifica in campo psico-pedagogico che dimostrano che l’educazione è un atto complesso e impegnativo, che poco ha a che vedere con sistemi punitivi. Una scuola che retrocede dal compito educativo che le compete per utilizzare strumenti punitivi, perde di senso. Con le parole di Don Milani, è come un ospedale che cura i sani e lascia fuori i malati".
I nodi principali della scuola, sul fronte educativo?
"Sono molteplici, ma non sono esclusivi della scuola, piuttosto si può dire della società e della cultura attuale più in generale. Si assiste a forti spinte all’individualismo e alla competizione, con una comunicazione mediatica che instilla paura verso ogni forma di diversità, come avviene con i migranti, proposti spesso come nemici o come usurpatori, senza occuparsi di fare distinzioni. Il mondo degli adulti è anch’esso spaccato e si presenta infragilito nella sua autorevolezza, così necessaria come guida e come esempio per le più giovani generazioni".
Le sue proposte di riforma?
"Scuole aperte tutto il giorno, in co-gestione con associazioni ed enti del territorio, in collaborazione con le famiglie. Ci sono esempi di questo genere in diverse scuole d’Italia. Scuole capaci di fare di tutto l’ambiente un grande libro da studiare, che escano per strada, vadano nei teatri, frequentino i laboratori, entrino nei negozi, occupino le piazze a fini d’istruzione, di comprensione del mondo dal vero".
l. g.