
L’ingresso del palazzo di giustizia
Botte a colpi di machete e spranghe: in sei sotto accusa per i reati di rissa e lesioni personali. L’episodio di violenza, scaturito per questioni di lavoro, era avvenuto il 23 agosto ai giardini Diaz, di pomeriggio, quando due gruppi di egiziani si erano affrontati. Sotto accusa, davanti al gup Giovanni Manzoni del tribunale di Macerata, sono finiti sei egiziani: Abdelrahman Ahmed Mohamed Refaei, 27 anni, Hesham Hamada Moatamed, 31 anni, Ahmed Aly Marey Mohamed, 30 anni, Faris Mohammed, 24 anni, Sohail Khaled Mohamed Abdelsalam, 26 anni, Abdelrahman Khaled Mohamed Abdelsalam, 22 anni. Secondo l’accusa, sostenuta in aula dal pm Francesco Carusi, in concorso anche con un minorenne (pure lui un egiziano, per il quale si procede separatamente), avrebbero preso parte ad una violenta rissa in seguito alla quale Refaei aveva riportato ferite da taglio alla testa e al torace, con una prognosi di dieci giorni, e il 26enne Abdelsalam aveva riportato una ferita lacerocontusa provocata da corpo contundente, pure lui con dieci giorni di prognosi. In particolare, Refaei, in compagnia di Mohamed, sarebbe stato aggredito da Abdelsalam, armato di machete, che lo avrebbe colpito al capo e al torace, mentre Abdelsalam ed un’altra persona rimasta ignota, armata di un coltello, avrebbero bloccato Mohamed. In seguito all’aggressione sarebbero corsi in aiuto di Refaei e di Mohamed Hamada Moatamed, Mohammed ed il minorenne, armati di bastoni e spranghe, dando il via ad una violenta colluttazione tra le due fazioni contrapposte della durata di circa dieci minuti. A tutti e sei gli imputati viene contestato anche il reato di porto abusivo di armi atte ad offendere, e in particolare bastoni, spranghe, un coltello ed un machete, con le quali avevano dato vita alla violenta aggressione ai giardini.
Agli imputati vengono contestate anche le lesioni personali perché due erano rimasti feriti, riportando dieci giorni di prognosi. Ieri in tribunale l’udienza è stata rinviata al 26 febbraio perché gli imputati valuteranno la possibilità di fare riti alternativi. Per quanto riguarda Faris Mohammed, invece, dovrà essere rifatto l’avviso di chiusura delle indagini in lingua araba. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Raffaella Cesari, Renato Coltorti, Simone Santoro e Giuliano Giordani.