
Un momento dell’incontro con l’ex fischietto Gianluca Rocchi e Katia Senesi, nell’ambito di Overtime
"La vita da arbitro? Infernale, quando lo facevo io e commettevo un errore, passavo la notte a rimuginarci su". Non un mestiere facile, sicuramente, specie se l’attenzione mediatica si è alzata con l’arrivo del Var. Ne hanno parlato ieri sul palco della Filarmonica, per la terza giornata di Overtime, sia il designatore di Serie A e B Gianluca Rocchi, sia la componente del Comitato nazionale Aia Katia Senesi. Una notizia in diretta l’ha data proprio il 51enne fischietto fiorentino, rispondendo alle parole dell’allenatore dell’Empoli, Roberto D’Aversa ("Agli arbitri si deve dare la possibilità di allenarsi con le squadre, vivrebbero quotidianamente il campo e le dinamiche dei calciatori"): "Sarebbe un’ottima idea – commenta – noi ci alleniamo solo quando arbitriamo. Sennò il rischio è che studiamo, guardiamo i video, ma stiamo lontano un mese dai campi. Così avremmo un salto di qualità importante". Il Var, invece, dovrebbe tornare a essere "un supporto e non il protagonista di una partita – aggiunge – oggi l’interpretazione dell’arbitro è minore. Così si favoriscono le televisioni e meno il gioco. L’asticella dell’intolleranza per l’errore oggi si è alzata tanto rispetto a prima della tecnologia, e noi siamo umani". Per questo le carriere sono state diversificate: "Chi è stato in campo prima può scegliere il Var o viceversa, anche per rilanciarsi se non si è stati grandi fischietti". La cosa positiva del calcio odierno, però, è che "oggi i club sono più a supporto degli arbitri rispetto a prima, dato che hanno capito che se un giovane è bravo, può diventare un grande fischietto domani". L’altra notizia è che oggi "si iscrivono più arbitri donna che uomini – le parole di Senesi –. Abbiamo sempre rimandato negli anni, oggi le abbiamo preparate eticamente, tecnicamente e tatticamente, nella comunicazione e nutrizione. Abbiamo donne in A, B, C, alle Olimpiadi, ai Mondiali, fino alla Conmenbol (la Copa Libertadores sudamericana, ndr)". E Rocchi con un sorriso: "Spesso fanno i test con risultati più soddisfacenti di diversi uomini". Un ultimo pensiero il toscano lo ha dedicato al tema del tempo effettivo, chiesto nella sua introduzione da diversi allenatori di A (vedasi Pioli): "Il tempo in sé non cambia nulla – conclude il toscano – l’importante è che le squadre giochino gli stessi minuti. Non possiamo caricare gli arbitri con la responsabilità di dare recuperi lunghissimi. Se ne concedi 10, ne giochi massimo cinque. Bisogna ragionarci su".
l. p.