Terremoto nelle Marche, prima Pasqua nelle casette. "Voglia di rinascere" / FOTO

A Visso il pranzo nell’area del campo sportivo, deserto a Ussita

La comunità si ritrova nelle casatte (foto Calavita)

La comunità si ritrova nelle casatte (foto Calavita)

Visso (Macerata), 3 aprile 2018 – La messa nel container, tutti insieme, e il pranzo con i piatti tradizionali. Nelle casette o nelle poche aree di aggregazione, nei paesi tutt’intorno deserti, nel silenzio delle montagne senza turisti. La seconda Pasqua dei terremotati è passata così: la gioia degli abbracci e del ritrovarsi insieme per un giorno speciale, ma anche la tristezza di vedere, ancora, dopo 19 mesi dal sisma, la desolazione nei paesini colpiti (FOTO).

«Siamo stati in famiglia – racconta Maria Teresa Nori, da Visso –, ci siamo riuniti tutti nella Sae 22 dell’area del campo sportivo. Qui abbiamo ritrovato il calore domestico. La nostra prima Pasqua nella casetta. L’anno scorso l’avevamo passata al Natural Village, un campeggio sulla costa, dove eravamo sfollati. Ci siamo stretti, eravamo una ventina, quella Sae che è di 80 metri quadrati funziona anche come spazio aggregativo, è la casetta più gettonata. Non si può dire che non abbiamo rispettato le tradizioni, c’era l’agnello scottadito, la coratella, la colomba delle pasticcerie locali. Quei pochi che sono rientrati in paese cercano di aiutarsi l’un l’altro (a Visso mancano ancora 90 casette su 220 richieste), cercando di dare una mano nel sostenere il tessuto economico del territorio. La messa l’abbiamo fatta nel container, vicino alla Croce Rossa, celebrata da don Gilberto».

Sono venuti da Roma, e anche da Terni, a Pasqua, per stare insieme ai vecchi concittadini. Ieri, giorno di Pasquetta, tanta gente a Visso, specie nell’area dei giardini, dove sono state allestite delle attività in legno. Poca, invece, la gente a Ussita. A Castelsantangelo sul Nera il punto di riferimento è la struttura donata dagli Amici del Trentino. Il paese, al completo dopo che è stata ultimata la consegna di tutte e 63 le casette richieste, si è organizzato non solo per la messa, ma anche per la colazione pasquale con i prodotti tipici nel rispetto della tradizione.

E anche le attività provano ad alzare la testa: «Il desiderio di riaprire è forte – sottolinea Gregorio Ceccarelli, della Norcineria Altonera –, ho 68 anni e stavo in pensione, ma sto lottando per ricominciare. Non è semplice, noi abbiamo perso tutto, le case, il negozio, un bed and breakfast, e di sicuro il contributo post sisma non è sufficiente. Però voglio riaprire, sto sbrigando le pratiche, dovrei riuscire a breve».

Verso la rinascita anche i due bar del paese: Franco Brizi, titolare di quello sulla piazza, voleva riaprire per Pasqua, così come Rita Michelangeli, titolare di quello un po’ più giù, sempre nel centro storico. «Manca solo la corrente – dice Michelangeli –, ho 75 anni, ma il coraggio di riaprire non mi manca. Dal 31 ottobre del 2016 ormai vivo sulla costa, non ne posso più. Voglio tornare in paese dove tutti mi vogliono bene».

«Proviamo a riaprire entro aprile – spiega Brizi –, ma davvero tra mille difficoltà. Ci dicono di anticipare i costi delle spese, rassicurandoci sul fatto che poi saremo rimborsati. Ma intanto non lavoriamo da un anno e mezzo, è dura andare avanti».