
La dimora dove si rifugiò il letterato Lavinio Spada fu realizzata su progetto dell’architetto Giuseppe Valadier
"Villa La Quiete, a Treia, sarà riparata dai danni prodotti dal terremoto del 2016, migliorata sismicamente e restaurata grazie a un importo di 6,1 milioni di euro".
A dare l’annuncio ieri è stato il commissario straordinario alla ricostruzione Guido Castelli. Il progetto è stato approvato dalla Conferenza regionale. "Per il completo riutilizzo del bene vengono inseriti nuovi spazi pubblici destinati a biblioteca, archivio, sala conferenze, spazi espositivi e spazi a disposizione della collettività" ha aggiunto.
Villa La Quiete (chiamat anche villa Spada), uno dei capolavori artistici del grande architetto Giuseppe Valadier, è da sempre uno dei tesori più amati dai treiesi e non solo. "Si è ipotizzato un uso flessibile della villa – spiega la struttura commissariale – in modo che le differenti porzioni possano essere utilizzate anche in momenti differenti e in modo autonomo. Questa idea consentirebbe un utilizzo più duraturo e variabile nel tempo, con destinazioni d’uso adatte al contesto storico e artistico e che consentano di far vivere il luogo durante tutta la giornata. Relativamente alle operazioni di restauro, saranno eseguiti interventi su pavimentazioni, murature, intonaci, serramenti e controsoffitti. A livello strutturale, invece, sono previsti, tra le altre cose, i consolidamenti".
Dove ora sorge la villa, sin dal 1036 c’era la chiesa di San Savino. A questa nel 1579 venne aggiunto il convento dei padri cappuccini, che nel 1810 fu soppresso con decreto napoleonico. Nel 1853 la proprietà della villa passò al letterato Lavinio Spada, che lì si rifugiò dopo aver sposato la contessa Natalia Komar. Con lei, si ritirò definitivamente a vita privata nella sua dimora treiese, da lui denominata Villa La Quiete. Natalia proveniva da una nobile famiglia polacca che viveva tra Parigi e l’Italia; a sua sorella Delphine Komar, Friedrich Chopin dedicò alcune delle sue opere. Il nome con cui è maggiormente conosciuta, ovvero Villa Spada, deriva proprio dal cognome del proprietario. Tra gli innumerevoli passaggi di proprietà l’edificio fu utilizzato, durante la Seconda guerra mondiale, anche come luogo di prigionia. Il 6 giugno 1940, quando erano proprietari i conti Vannutelli, nella villa fu aperto un campo di internamento femminile.