Alice Neri, il mistero del post di un collega: "Fa riferimento al fuoco, poi è stato rimosso"

La citazione biblica sarebbe stata pubblicata il giorno del ritrovamento del cadavere e segnalata agli inquirenti da un testimone

Alice Neri con il fratello Matteo

Alice Neri con il fratello Matteo

Modena, 11 febbraio 2023 – “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore!". Una citazione biblica pubblicata sui social per un brevissimo periodo ma proprio negli istanti in cui è stato rinvenuto il corpo carbonizzato di Alice Neri. Un post inquietante, scritto da un collega e persona vicina alla vittima che però sarebbe stato cancellato pochissimo tempo dopo rispetto alla sua pubblicazione. Non è chiaro se la stessa sia avvenuta quando la notizia del delitto della giovane mamma era gia ‘trapelata’ o poco prima.

E’ inconfutabile come nel delitto della giovane mamma di Rami di Ravarino, oggi, ci sia un unico sospettato, ovvero il tunisino Mohamed Gaaloul per il quale il riesame ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere. Ma è altrettanto vero che attorno alla tragica vicenda di una donna ammazzata senza alcuna pietà, forse, c’è molto di più. Una fonte confidenziale, infatti, avrebbe riferito agli inquirenti di un post contenente la citazione biblica postata sui social da una persona legata da uno strettissimo rapporto di confidenza con la vittima proprio il giorno in cui Alice è stata trovata cadavere, lo scorso 18 novembre.

La fonte confidenziale ha fatto presente infatti ai carabinieri come la persona in questione – collega appunto della vittima – dal giorno del ritrovamento della salma si comportasse in modo schivo. La stessa fonte ha quindi mostrato agli inquirenti uno screenshot che gli era stato inviato da altri e in cui era salvata un’immagine con la citazione pubblicata proprio in concomitanza con il ritrovamento del cadavere della 32enne, pur non essendo stato reso noto l’orario. Pare che la vittima con le amiche più intime avesse confidato di temere questa persona, l’autore del post, che era divenuta quasi "opprimente".

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Una triste coincidenza? Quello che è certo è che l’uomo non risulta essere mai stato iscritto nel registro degli indagati. La circostanza però solleva ulteriori quesiti. Forse qualcuno sapeva e ha preferito il silenzio? Le indagini non sono ovviamente chiuse: sarà di fondamentale importanza l’incidente probatorio chiesto dalla procura e previsto per il 15 febbraio quando verranno sentite le persone, ovvero i tre tunisini che affermano di aver visto rientrare Gaaloul sporco di olio o grasso la mattina del 18 novembre, il giorno in cui il corpo della vittima è stato rinvenuto nelle campagne di Concordia. A onor del vero pare che uno soltanto dei tre lo abbia visto, per poi comunicare i propri ‘sospetti’ agli altri connazionali. Sarebbero stati ricostruiti i movimenti dei tre amici dell’indagato e gli orari nei quali gli stranieri erano a casa; orari per la procura compatibili con il rientro di Gaaloul dal luogo del delitto. Come noto, infatti, sul luogo del femminicidio è stata sequestrata la tanica vuota e fino al giorno prima contenente olio esausto che avrebbe fatto da ‘accelerante’.

Altri testimoni, però, avrebbero affermato che l’indagato in realtà "era sempre sporco di olio o grasso d’auto, essendo solito lavorarci". Sarà fondamentale a questo punto trovare conferma del fatto che il riferimento dei tre stranieri sia effettivamente relativo al 18 novembre, dal momento che, a quanto pare, Gaaloul era solito recarsi a casa del cugino o di altri parenti e conoscenti anche durante la notte. Gaaloul salì sulla ford Fiesta della vittima la sera del 17 novembre e, qualche giorno dopo il ritrovamento del corpo privo di vita di Alice, se ne andò all’estero. Una fuga, secondo la procura. La necessità di lavorare, secondo l’indagato e la moglie di quest’ultimo.

L’avvocato della famiglia di Alice Neri, il legale Cosimo Zaccaria, a fronte della decisione dei giudici del tribunale della libertà sottolinea: "Sicuramente è notevole la decisione del tribunale della libertà che ancora una volta, dopo altri due passaggi, ha rimarcato gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato. In tutto questo si prende atto del silenzio dell’indagato – spiega Zaccaria – il quale ad oggi, a quanto ci risulta, non ha reso dichiarazioni in contraddittorio ed in sede di interrogatorio. Comportamento comunque previsto dal codice di procedura penale ma che stupisce alla luce dei fatti".