Alice Neri, il racconto di Mohamed: "Un’auto ci seguiva, lei si è spaventata e mi ha fatto scendere"

Svelati nuovi particolari della versione fornita agli inquirenti dal 29enne in carcere. Il cognato: "È stato in macchina per un solo chilometro"

Alice Neri

Alice Neri

Modena, 5 febbraio 2023 – "A un certo punto è sceso dall’auto ma non è tornato a casa: è andato a dormire dal cugino, probabilmente perchè era tardi. E’ stata lei a farlo scendere perchè temeva che dietro ci fosse una macchina che li stava seguendo". Il cognato di Mohamed Gaaloul, Nourreddine Bedoui, venerdì ha incontrato il tunisino principale sospettato del terribile omidicio di Alice Neri (la donna trovata carbonizzata in auto a Fossa di Concordia il 18 novembre scorso) in carcere. Lo ha guardato negli occhi, ci ha parlato a lungo e come la moglie del giovane indagato crede fermamente che il parente sia innocente.

"Lui ha chiesto solo un passaggio, all’uscita dal locale frequentato dalla donna – spiega l’uomo dalla sua casa di Concordia – poi la giovane ha ricevuto una chiamata e ha visto una macchina che li stava seguendo. Poco dopo ha scaricato Mohamed in mezzo alla campagna".

Secondo il cognato era stata proprio Alice a dire all’indagato di scendere dall’auto, avendo notato una vettura che li stava seguendo e ipotizzando potesse essere il marito della vittima. "Mohamed è rimasto lì in campagna per un po’ perché aveva paura che ci fosse qualcuno – spiega ancora Nourreddine – ma, essendo tardi, quasi le quattro di mattina ha deciso di non tornare a casa sua. Io dico: Alice ha fatto 30 chilometri da Ravarino (dove abitava, ndr), è rimasta 7 ore nel bar con il collega di lavoro e Mohamed le ha chiesto un passaggio. Lui però è in carcere e tutti gli altri sono liberi. Nessuno parla. Mohamed – continua l’uomo - ha visto che c’era un’auto che seguiva lui e Alice. Forse era grigia, forse nera. E’ scappato via. Ha lasciato Alice in auto; questo mi ha raccontato. Mohamed non la conosceva: ha chiesto un passaggio perché era in bicicletta e stava piovendo".

In merito al presunto giubbotto di Mohamed, che il venerdì mattina, il 18 novembre sarebbe risultato sporco d’olio il cognato poi afferma: "E chi l’ha detto? Io non l’ho visto, non ne so niente. Io l’ho visto in carcere anche mercoledì, e lui dice che chi l’ha fatto gli ha dato la colpa. Perché è scappato? - sottolinea ancora il parente - c’era il video che dimostrava che non è scappato, ma è andato a lavorare all’estero! C’è il video dove si vede che guida la gru e quei video, ora, sono in mano ai carabinieri. Se uno scappa – conclude - l’indomani mattina non si trova più. Lui è rimasto otto giorni qui a Concordia e poi è andato a lavorare. Questa è la verità". Mohamed, tra l’altro, aveva tenuto con sè il telefonino, acceso.

Intanto probabilmente martedì il tribunale della libertà di Bologna si esprimerà sulla richiesta di scarcerazione del tunisino 29enne, avanzata dalla difesa di Gaaloul. "Perchè l’indagato l’avrebbe uccisa? - ha chiesto con forza in aula il legale dell’indagato, l’avvocato Roberto Ghini - se voi mi dite com’è morta e per quali motivi avrebbe dovuto ucciderla, rinuncio al riesame". Ma, secondo la Procura di Modena, gli elementi probatori che ‘inchioderebbero’ il giovane sono tanti e inconfutabili. La Procura ha chiesto l’incidente probatorio per i tre indagati, nel corso del quale saranno assunte le testimonianze di tre tunisini nell’ambito dell’udienza fissata per il prossimo 15 gennaio. Si tratterebbe degli stessi stranieri che hanno affermato come la mattina del 18 novembre Gaaloul tornò a casa con gli abiti sporchi di olio. Si teme possa trattarsi del combustibile usato per dare fuoco alla macchina di Alice con il cadavere nel baule.