VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Caso Legari, l’arrestato si difende: “Non c’entro con l’omicidio”

Alex Oliva davanti al giudice ha ricostruito l’ultimo incontro del 13 luglio 2023 nel cantiere di Lesignana: “L’ho pagato e salutato intorno alle 18, non ho spostato io il suo furgone”. Mistero su un biglietto trovato nel mezzo

Caso Legari, l’arrestato si difende: “Non c’entro con l’omicidio”

Modena, 16 gennaio 2025 – “Io non l’ho ucciso e neppure ho spostato il suo furgone. Gli ho dato la somma concordata per i lavori e l’ho salutato intorno alle 18. Quando sono tornato, non c’era più e mi sono preoccupato”.

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Alex Oliva, il 38enne sassolese accusato dell'omicidio volontario di Salvatore Legari

Interrogato davanti al giudice Pini Bentivoglio, al pm Francesca Graziano e all’avvocato di fiducia Edoardo Salsi del foro di Modena Alex Oliva, il 38enne sassolese accusato di omicidio volontario, occultamento di cadavere e ricettazione a seguito della scomparsa dell’imprenditore edile Salvatore Legari, visto l’ultima volta il 13 luglio del 2023 nel cantiere di Lesignana, proprio nella proprietà dell’indagato. Oliva ieri ha fornito la propria versione dei fatti all’autorità giudiziaria, dichiarandosi estraneo e innocente in merito agli episodi contestati e quindi alle accuse di omicidio e occultamento di cadavere.

L’interrogatorio è durato quattro ore nell’ambito delle quali Oliva ha cercato di fornire una spiegazione onnicomprensiva e porre luci su quelle che sono state le accuse mosse nei suoi confronti e rese pubbliche dalla procura. “Ha descritto come ha trascorso la giornata nella quale, secondo le ipotesi di accusa, sarebbe scomparso e probabilmente ucciso l’imprenditore, fornendo particolari e dettagli che depongono per la propria estraneità – commenta l’avvocato Edoardo Salsi –. L’indagato sostiene di aver salutato intorno alle 18 Legari, poiché doveva recarsi ad un appuntamento di lavoro e in quell’orario c’erano anche altre persone in cantiere. Una volta tornato per controllare la regolare esecuzione dei lavori, non lo avrebbe più visto ma avrebbe trovato il furgone del 54enne”. Davanti al giudice Oliva ha spiegato di essersene andato senza toccare il mezzo, senza spostarlo.

Secondo la difesa nulla c’entra Oliva rispetto poi al biglietto rinvenuto nel mezzo dell’imprenditore scomparso. Parliamo di un biglietto recante il nome di un 60enne sassolese, vittima di un pestaggio proprio ad opera di Oliva e del padre di quest’ultimo, un 70enne.

Entrambi, padre e figlio sono stati recentemente condannati per quei fatti a sei mesi di carcere, pena sospesa. Il furgone della vittima risultava parcheggiato proprio nei pressi dell’abitazione del 60enne vittima dell’aggressione, come a volerlo ‘indicare’ quale responsabile della scomparsa di Legari. In sostanza, però, l’indagato sostiene di non aver scritto il biglietto con il nome appunto del 60enne e neppure di aver spostato il furgone della vittima. Le indagini degli inquirenti, ovvero dei carabinieri e le analisi delle telecamere avevano messo in luce come un uomo, con addosso la maglietta della vittima, avesse guidato il mezzo fino a Sasssuolo e secondo le contestazioni della procura, alla guida di quel furgone, c’era proprio Oliva.

Tra le accuse, poi, anche quella di aver manomesso gli hard disk delle telecamere di videosorveglianza della proprietà. “Per quanto riguarda gli hard disk non vi è stata alcuna manomissione – afferma poi il legale –. La difesa rappresenta come non erano state approfondite altre piste, altre ipotesi investigative che deporrebbero per la responsabilità dell’evento di altri soggetti collegati a Legari”.

In merito a quei 16mila euro che Legari il giorno della scomparsa avrebbe dovuto avere da Oliva, per il quale aveva appunto lavorato, ieri l’indagato davanti al giudice ha affermato di avergli regolarmente consegnato la somma durante un incontro concordato alle ore 16.

Due ore dopo, secondo la sua versione, lo avrebbe salutato e visto per l’ultima volta.