MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

Casse di espansione del fiume Secchia: “Interventi insufficienti per le grandi piene”

La riflessione dei Comitati che seguono la situazione dei flussi d’acqua e le ricorrenti alluvioni sul territorio: “Alzare gli argini purtroppo non basta: occorre ricostruire la diga e allargare le casse verso Rubiera”

Massimo Neviani, portavoce dei comitati modenesi che monitorano i fiumi

Modena, 1 marzo 2024 – “Sono dieci anni che chiediamo un concreto progetto per la messa in sicurezza del fiume Secchia. Ma ancora non abbiamo ottenuto risposte". Massimo Neviani si fa portavoce di una serie di comitati modenesi (Comitati ‘Salute ambientale’ di Campogalliano, ‘Arginiamo’, ‘Secchia’, ‘Respiriamo aria pulita Modena’) che da molto tempo (dai tragici fatti del 2014 e anche prima) seguono la situazione dei fiumi (Secchia ma anche Panaro) e le ricorrenti alluvioni. Tema questo più che mai attuale a fronte delle abbondanti precipitazioni di questi ultimi giorni che hanno portato a disagi in montagna (con anche una frana in Appennino) e la chiusura di molti punti.

“Siamo preoccupati per la situazione relativa al fiume Secchia e per al relativa cassa di espansione – prosegue Neviani -. Pochi giorni fa la Regione ha fatto uscire proprio al riguardo un comunicato che noi consideriamo fuorviante e che necessita della precisazione di alcuni punti. Partiamo da una premessa: le nostre considerazioni sono basate sulle relazioni pubbliche di AiPo (Agenzia interregionale per il fiume Po) e non esprimiamo opinioni personali. Dal comunicato della Regione si evince che sono iniziati in questi giorni i lavori per 27 milioni di euro (finanziati con fondi Pnrr-Next Generation Eu), al fine della messa in sicurezza del fiume Secchia".

Tuttavia, "secondo i protocolli nazionali, la messa in sicurezza deve garantire la tenuta per piene grandi, quelle centenarie (piena con ‘tempo di ritorno a 200 anni’), laddove invece gli interventi previsti dalla Regione non cambiano in nulla la situazione attuale si rimarrà al livello di sicurezza per piene piccole (con ‘tempo di ritorno a 20 anni’)".

L’intervento prevede l’adeguamento dell’altezza degli argini, rialzandoli e potenziandoli, aumentando così il volume della Cassa di espansione (che si trova a Rubiera, ma la cui funzione riguarda essenzialmente il territorio modenese), per accrescere la capacità di laminazione (ossia di contenimento dell’acqua in caso di piena del Secchia) e, quindi, consentire il transito a valle delle acque del Secchia in maggiore sicurezza.

Rialzare gli argini è necessario ma non sufficiente – commenta il portavoce dei Comitati – perché, al fine di garantire la sicurezza idraulica, occorrono altri due passaggi fondamentali che sono la demolizione della diga in cemento armato e la sua successiva ricostruzione, visto che presenta difetti di progetto. E ancora nulla si sa su quando potrebbero iniziare questi lavori: forse il 2025. Poi, terzo passaggio, occorre fare l’allargamento della cassa di espansione verso Rubiera e qui mancano i fondi per lo scavo dei 40 ettari necessari. Dunque, l’opera che sarà realizzata (entro il 2026 trattandosi di fondi del Pnrr) e che è relativa al bacino irriguo, non migliorerà la sicurezza idraulica neppure per le piene medie (con ‘tempo di ritorno a 50 anni’) ma serve solo per fare comunicati stampa”.