
A Vignola in scena il toccante lavoro prodotto da Ert e firmato da Matilde Vigna e Anna Zanetti "I ricordi arrivano all’improvviso e si fanno concreti perché la madre è sempre presente".
Arriva il momento in cui la persona che abbiamo amato di più vola via. Per sempre. E noi rimaniamo lì, attoniti, smarriti, fra le memorie del passato e le incertezze del futuro, in un mondo pieno di domande. Quando qualcuno di importante se ne va, "Chi resta" affronta un nuovo percorso. E "Chi resta" è proprio il titolo del toccante lavoro (prodotto da Ert con La Corte Ospitale e il sostegno di Mic e Siae) che Matilde Vigna, due volte premio Ubu, ha firmato insieme ad Anna Zanetti. Verrà presentato domani sera alle 20.30 al teatro Fabbri di Vignola: protagonista sarà la stessa Matilde Vigna insieme a Daniela Piperno.
"Questo spettacolo non parla della morte, parla di noi dopo la morte – spiegano Vigna e Zanetti –. Di chi resta e di chi ‘va in cielo’, come ci dicevano da piccoli, e compie quel viaggio misterioso e incomprensibile per chi rimane solo sulla terra". Conosceremo la storia di una figlia che affronta l’esperienza dolorosa della perdita della madre. Si muove in un paesaggio che è come una distesa di macerie, una coperta di cocci, il suolo di un pianeta sconosciuto: non si sente più figlia perché ha perso l’ultimo genitore ed è sola a ricostruire la vita, e non potrà essere madre per vari motivi, una menopausa anticipata, la sua omosessualità, la mancanza di un compagno stabile. Protagonista diventa il dolore, sempre più forte, che riporta all’infanzia: "I ricordi – aggiungono le autrici – arrivano all’improvviso e si fanno concreti, perché la madre è sempre presente, tra le piccole cose della vita di prima, e adesso compare, come per magia, per aiutare la figlia a uscire dalle tenebre apparentemente senza fine. La madre è sempre, ancora lì e ci accompagna in un fantastico viaggio interstellare, oltre la gravità terrestre fino ai buchi neri, un viaggio scientifico, narrativo e visivo". "Chi resta" è anche il racconto della solitudine di un’intera generazione, quando si trova ad affrontare una nuova responsabilità. Il testo nasce da esperienze personali, ma anche da interviste e dalla lettura di pagine dedicate alle morte, come i saggi di Philippe Ariès o Ines Testoni e i racconti di Paul Asuter, Annie Ernaux, Peter Handke.
Lo spettacolo è accompagnato da video di Federico Meneghini, e da musiche originali di spallarossa in dialogo con il progetto sonoro di Alessio Foglia e il disegno luci di Umberto Camponeschi, con gli echi di musiche a tema spaziale di David Bowie, Jamiroquai, Beatles. Lo spettacolo – viene fatto notare – è arricchito anche da riferimenti cinematografici o teatrali, come i testi di Simone Beauvoir "Una morte dolcissima" e di Matteo Nucci "Sono difficili le cose belle" e le "Tre sorelle" di Cechov. Il testo di "Chi resta", insieme a quello del precedente "Una riga nera al piano di sopra", è pubblicato nel libro "Sopravviverci. Due pezzi sulla perdita", della collana Linea di Ert e Luca Sossella editore, a cura di Sergio Lo Gatto e Debora Pietrobono.