Dalla dentatura indizi sull’età: è giovane Il Dna sarà confrontato con quello di Saman

Una prima analisi esterna sul cranio esclude una ferita da arma da fuoco o altre fratture compatibili con un corpo contundente

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Il lavoro della medicina legale, quello che consentirà di dare un nome alla vittima di quello che con tutta probabilità è stato un efferato delitto è iniziato in queste ore, mentre non è da escludere che il rinvenimento delle ossa possa essere collegato in qualche modo a tre ’cold case’ che riguardano la nostra provincia e anche quella di Reggio: Saman Abbas, 18enne scomparsa da Novellara lo scorso anno, e sarà svolta la comparazione del Dna, Alessandro Venturelli, sparito da Sassuolo nel 2020 e Silvana Covili, 79enne di Pavullo, di cui si sono perse le tracce un anno fa (quest’ultima pista avrebbe perso consistenza). La procura ha disposto l’esame genetico sui resti rinvenuti sabato pomeriggio a poca distanza dall’argine del fiume Tiepido, in una zona lungo un percorso ciclopedonale nella campagna di Maranello. Il fascicolo in procura è stato aperto con l’ipotesi di reato di omicidio volontario: le ossa sono state nascoste dal presunto assassino all’interno di un saccocontenitore resistente. Gli esperti della mecidina legale procederanno ad effettuare gli esami radiografici sul cranio e sui diversi frammenti ossei rinvenuti, tra cui un osso lungo circa 12 centimetri, forse un segmento di spina dorsale. Da una prima analisi esterna pare che sul cranio non vi siano segni di colpi d’arma da fuoco o altre fratture compatibili con un colpo inferto con un corpo contundente. Ci sono poi gli indumenti, parte di un maglione ma anche di una sciarpa oltre ad altri capi femminili sui quali sono in corso paralleli accertamenti. Non si può ora affermare con certezza che appartenessero alla vittima: si trovavano comunque a distanza rispetto ai resti ma l’ipotesi più plausibile è che quelle ossa appartengano ad una donna di giovane età, come sembra confermare la dentatura. Da capire se il corpo sia stato lasciato in quel punto dal presunto assassino o se sia stato trasportato tra gli arbusti dalla corrente del torrente; nonostante sia stato rinvenuto in un punto un po’ sopraelevato rispetto all’acqua. Per questo sarà nel caso necessario ricostruire anche i cicli del torrente. Si tratta di una sola persona: non vi erano ossa ‘doppie’ anche se la ricostruzione dello scheletro non è completa, manca qualche frammento. Verosimilmente, infine, c’è stata l’azione della fauna selvatica e ovvi fattori ambientali come le temperature sempre piuttosto miti e l’umidità, vista la vicinanza col torrente. L’analisi di tutti questi elementi consentiranno di stabilire anche da quanto tempo il corpo si trovasse in quel ‘punto oscuro’ della campagna modenese. Il test decisivo sarà quello del dna, ma sarà necessario attendere.

Valentina Reggiani