"Droni, banche dati e sistemi digitali Il post sisma ora lo trattiamo così"

Finale, esercitazione della protezione civile: simulata una rilevazione rapida dei danni sugli edifici

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I rilievi dei danni sugli edifici distrutti; la decisione se eleggere o meno le zone ‘rosse’, sopralluoghi e delimitazione delle aree colpite. Nella mente di tanti cittadini sono tornate le drammatiche immagini di dieci anni fa, quando il terremoto colpì al cuore la bassa modenese. Ma quella che è andata in scena ieri e mercoledì a Finale Emilia è stata una speciale esercitazione sul rischio sismico che ha visto il coinvolgimento di un’ottantina di tecnici recentemente abilitati alla rilevazione dell’agibilità degli edifici colpiti da terremoti, Vigili del Fuoco con droni e altri specialisti e volontari di Protezione civile. A dieci anni dal sisma del 2012, infatti il sistema regionale di protezione civile è tornato nel ‘cuore del cratere’ per ripercorrere eventi come quelli che colpirono duramente l’Emilia. Nel centro del paese tecnici e operatori hanno infatti simulato il rilievo dei danni che un ipotetico sisma – paragonabile alla scossa del 29 maggio 2012 – potrebbe provocare. Ad esempio mercoledì i pompieri hanno simulato l’attività di monitoraggio e controllo di edifici insieme ai tecnici della Protezione Civile. Le squadre di verificatori sono state distribuite nella cittadina emiliana simulando la verifica di diversi fabbricati, basandosi sulle immagini e sui dati delle reali lesioni subite nel sisma del 2012.

All’attività di verifica ha partecipato anche il neo istituito nucleo SAPR regionale (Sistemi aeromobili a pilotaggio remoto "droni") che, grazie alle videocamere istallate sui droni, forniscono un utilissimo ausilio alle verifiche su edifici non accessibili o elevati come il campanile della Chiesa di San Francesco controllato insieme ai tecnici del Mibac. "Le esercitazioni si fanno per testare modelli operativi – sottolinea Rita Nicolini, direttore dell’agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile - è chiaro che abbiamo colto il decennale per organizzarla in quell’area. Mercoledì è stata testata una modalità nuova di tipo tecnologico, con l’utilizzo di droni per entrare all’interno di strutture di grandi volumi, come le chiese. Una prima indagine speditiva e sopralluoghi che restituiscono immediatamente immagini che permettono di creare banche dati senza mettere a rischio gli operatori. Un’altra delle cose importanti – sottolinea - è la modalità operativa di scambio dati tra tutte le componenti del sistema: la condivizione di piattaforme contenenti banche dati per poi operare accelera molto le operazioni e permette di avviare percorsi, come l’istituzione della zona rossa ad esempio in modo molto più rapido di una volta. E’ stata anche testata la collaborazione con i carabinieri per l’estrazione di beni tutelati nelle chiese".

Valentina Reggiani