"È un grande onore interpretare Rigoletto Sono sicuro che Pavarotti mi guiderà"

Il tenore Giuseppe Infantino, protagonista dell’opera scelta per celebrare al Comunale il 15° anniversario della scomparsa di big Luciano

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di Stefano Marchetti

Essere il tenore nella serata dedicata al tenorissimo farebbe tremare i polsi a qualsiasi artista: "È vero, e lo vivo come un onore enorme e anche una grande responsabilità. Ma sono convinto che il Maestro mi guiderà, lo sento", confida Giuseppe Infantino che stasera alle 20.30 al teatro Comunale di Modena interpreterà il Duca di Mantova nel Rigoletto in ricordo di Luciano Pavarotti, nel 15° anniversario della scomparsa. Rigoletto fu la seconda opera in cui big Luciano debuttò e divenne un suo cavallo di battaglia, anche nella trasposizione cinematografica di Jean Pierre Ponnelle.

27 anni, originario della provincia di Agrigento, Giuseppe Infantino da qualche anno è approdato a Modena per studiare con Raina Kabaivanska che gli ha anche attribuito una delle borse di studio della sua fondazione: in parallelo è divenuto uno dei pupilli della Fondazione Pavarotti, e anche lo scorso anno lo abbiamo visto sul palco, accanto a Vincenzo Grigolo e a Nek. Stasera lo attende una prova ancor più emozionante, in questo "Rigoletto" con l’Orchestra Senzaspine diretta da Matteo Parmeggiani e la regia di Giovanni Dispenza: Gilda sarà Scilla Cristiano, soprano bolognese di fama internazionale, e Rigoletto il baritono Alessio Verna.

Infantino, cosa rappresenta per lei Luciano Pavarotti?

"Il primo punto di riferimento per ogni nuovo ruolo che devo affrontare: per prima cosa vado a cercare i video delle sue interpretazioni, sempre un brivido. Avrei voluto conoscerlo personalmente. Il Duca di Mantova fece decollare la sua carriera: spero che a me porti altrettanta fortuna".

Che ‘Rigoletto’ sarà?

"Un’opera dall’allestimento molto semplice che tuttavia brilla per la sua inclusività, cioé la capacità di parlare e arrivare a tutti. C’è un richiamo al mondo dei fumetti e delle graphic novel, e soprattutto in diversi brani c’è l’utilizzo della lingua dei segni". Avete dovuto impararla anche voi artisti?

"Durante le prove abbiamo lavorato con esperti di enti e istituzioni che lavorano con non udenti, non vedenti e ragazzi autistici e così è nato questo ‘Rigoletto’ speciale. In alcuni passaggi ‘cantiamo’ anche attraverso la gestualità. Non è una difficoltà, anzi questo ci ha dato entusiasmo in più".

Un ‘Rigoletto’ a fumetti può arrivare meglio anche ai giovani?

"Penso di sì. In generale, credo che sia importante sfatare tanti stereotipi sull’opera che non è un genere stantio o polveroso, anzi è un mondo da scoprire. Come un nuovo amico da conoscere".

Come è maturata in lei la passione per il canto?

"Ho iniziato suonando il clarinetto nella banda del mio paese. Poi ho studiato pianoforte al conservatorio e un maestro ha notato la mia voce, mi ha toccato la gola e mi ha detto ‘Tu qui hai l’oro’... Poi è arrivato l’incontro con la Fondazione Pavarotti e con Raina Kabaivanska".

Qual è l’insegnamento principale che ha ricevuto da Raina?

"Prima di tutto il suo enorme carisma. Dire che è ‘divina’ è poco. Da lei ho ricevuto le fondamenta del canto, la forza, il rigore tecnico. ‘Apri la gola e canta!’, mi dice sempre".

Quali altri impegni la attendono?

"Fra pochi giorni a Palazzo Farnese di Piacenza debutterò in ‘Traviata’, poi andrò in Sardegna per ‘Manon Lescaut’ e ‘Gianni Schicchi’ , e in dicembre a Sofia con Raina Kabaivanska per ‘Bohème’".

Il suo sogno?

"Ovviamente la speranza di ogni cantante è di poter calcare palcoscenici sempre più importanti. Io desideravo poter cantare tre ruoli, ‘Bohème’, ‘Rigoletto’ e ‘Traviata’ e quest’anno li farò tutti: quindi sto già realizzando un grande sogno".