’Finale... di carta’, mappe in mostra. L’antichità si conserva nei disegni

Nel comune della Bassa apre i battenti la suggestiva esposizione che raccoglie anche opere risalenti al ’600 .

’Finale... di carta’, mappe in mostra. L’antichità si conserva nei disegni

’Finale... di carta’, mappe in mostra. L’antichità si conserva nei disegni

La meraviglia è nei dettagli, nei disegni minuziosi e delicati. Come i due burchielli che attraversano il Canaletto dei Mulini, e il convento ‘dei Capocini’, racchiuso dalla sua muraglia, che compaiono nella mappa disegnata da Antonio Albani nel 1708. Oppure la ‘contradella del portelo’ effigiata da Hippolito Alinovi nel 1654. E tutte le piccole case a ridosso delle mura dell’antico Finale, come lo aveva pensato lo storico Cesare Frassoni nelle sue ’Memorie del Finale di Lombardia’ e noi ammiriamo nell’incisione settecentesca di Giuseppe Benedetti. "Tutti noi abbiamo nostalgia di un Finale che non abbiamo mai visto", ricordava lo scrittore Giuseppe Pederiali: ma almeno possiamo sognarlo, evocarlo, immaginarlo. Negli archivi storici esiste un ampio patrimonio di antiche carte e mappe che ci aiutano a ricostruire l’assetto antico di quel Finale dove a volte vorremmo ritornare.

Suggestiva e anche emozionante, inaugura oggi alle 17.30 a Finale Emilia, nei locali dell’ex Guardia Nazionale, la mostra ’Finale... di carta’, promossa dall’associazione Alma Finalis in occasione della riedizione del volume di Maria Pia Balboni ’Sotto i ponti e per canali’. Aperta fino al 21 aprile, "è un viaggio nella storia della città, attraverso disegni, schizzi e rappresentazioni cartografiche che ci sono pervenuti nei secoli’, spiegano i curatori. Alcune immagini sono note, alcune sono divenute perfino iconiche, mentre altre sono praticamente inedite: per esempio la grande tavola (composta da otto fogli) su cui il ‘consigliere ingegner Giuseppe Agnini’ ai primi del ‘900 disegnò il primo ’Piano regolatore della città di Finale’, dopo l’interramento del Panaro della Lunga. Vi veniva previsto anche un progetto di verde pubblico chiamato ‘Bosco all’inglese’.

Di particolare bellezza le due dettagliatissime tavole realizzate dal celebre disegnatore Loreno Confortini che ricostruisce Finale in due epoche differenti, alla metà del XV secolo, quando l’abitato era ancora circondato da mura e torri, e alla fine dell’800, appena prima del colossale intervento che portò a deviare il fiume che scorreva all’interno del paese, accarezzando il Castello delle Rocche e la Torre dei Modenesi. Molto interessanti anche le tavole ’a volo d’uccello’ sulla crescita urbana elaborate dall’architetto Alessandro Pisa durante i suoi studi universitari. Le mappe permettono davvero di attraversare la storia della cittadina e del suo circondario, risalendo la corrente del tempo per ritrovare una Finale turrita, di certo possente e nobile d’aspetto: solcata da canali, era definita la piccola Venezia degli Estensi, anche se certamente non c’erano allora tutti gli agi di oggi.

La mostra invita a conservare e custodire la memoria della bellezza, anche di quella che purtroppo il terremoto di dodici anni fa ha mandato in rovina e che ancora si fatica a far rinascere. Ed è anche un omaggio alle ricerche appassionate di Maria Pia Balboni, scomparsa negli ultimi giorni del 2022, che alla storia di Finale ha dedicato anni di studi: "Queste mappe – scriveva dieci anni fa – continuano ad affascinarmi con la stessa forza di un tramonto, quando avvampa di bagliori rossastri le torri superstiti del nostro castello. Sebbene semidistrutto, esso si ammanta in ogni momento di una bellezza che trascende e nobilita i suoi resti".