VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Incidente sul lavoro Modena, morta Laila. Il compagno: "Voglio la verità"

Un mese fa la fine dell’operaia schiacciata da una macchinario. "Nostra figlia ricorda la mamma sorridendo"

21 agosto 2020, l’ultimo compleanno di Laila (40 anni) con il compagno

21 agosto 2020, l’ultimo compleanno di Laila (40 anni) con il compagno

Modena, 3 settembre 2021 - "Le responsabilità ci sono e dovranno venire a galla. Ogni giorno cerco di restituire qualche ricordo della sua mamma a mia figlia che ha 5 anni, affinchè si senta meno sola".

Il focus Laila El Harim: dal suo diario le possibili risposte - Uccisa dall’orditoio: "Laila non era addestrata"

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È trascorso un mese esatto dalla morte di Laila El Harim, 40 anni, schiacciata e uccisa da un macchinario mentre lavorava nell’azienda d’imballaggi "Bombonette" di Camposanto di Modena. La storia commosse l’Italia, a Modena ci furono proteste e scioperi. Per il decesso della giovane lavoratrice sono indagati sia il legale rappresentante dell’azienda che il nipote del titolare, delegato alla sicurezza: la procura ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo.

"Laila, brava lavoratrice. Mai più morti così"

Manuele Altiero, lei era il compagno di Laila, come sta vivendo questa attesa? "Cerco di andare avanti; lo devo a mia figlia che ricorda la mamma sorridendo. Cerco infatti di farle tornare in mente i momenti belli vissuti insieme: quando giocavamo, quando eravamo felici. Ho dovuto dirle la verità: le ho spiegato che la mamma mentre lavorava ha preso una botta così forte da dover andare in cielo. Le ho detto che però non deve avere paura perchè lei è sempre con noi. Mi reputo fortunato: non siamo mai soli perchè abbiamo tanti parenti e amici che ci stanno accanto e ci aiutano. Tutti amavano Laila: era una persona a posto, amata da tutti".

E' rimasto un punto interrogativo sulle indagini: che tipo di lavoro stava effettuando sulla fustellatrice? "Intanto spero che qualcosa si muova in fretta. Ogni giorno riguardo i video che mi mandava Laila, cerco di capire, credo che sia fondamentale non tralasciare neppure un dettaglio. Credo di aver capito cosa stesse facendo, ma attendo che siano le perizie a parlare. Da quel che so sostituiva una persona assente, ma avrebbero dovuto lavorare insieme".

È emerso che Laila non aveva fatto formazione. Si era mai lamentata di questo aspetto? "Con me si, si sentiva abbandonata su questo macchinario e ha dovuto imparare tutto da sola. Diciamo che ci arrivava provando e sicuramente qualcosa è mancato dal punto di vista della sicurezza. Io faccio lo stesso lavoro ma ero stato formato: avevo fatto corsi sia con la casa madre costruttrice del macchinario ma anche con altre persone già formate in azienda. Il personale nuovo solitamente viene affiancato da colleghi che conoscono le macchine. Vorrei far presente che contrariamente a quanto è stato detto le macchine sono tutte diverse: il prodotto finito magari è lo stesso ma pulsanti e dispositivi di sicurezza sono diversi. Laila non era abituata a quel sistema".

Ha più rivisto o sentito qualcuno dell’azienda dove la sua compagna ha perso la vita? "È venuto uno dei responsabili al funerale; mi ha detto che per qualsiasi cosa ci sarebbe stato ma sono comunque frasi di circostanza perchè non abbiamo certo parlato di quanto accaduto".

La sua compagna aveva da poco cambiato lavoro, come mai? "Aveva lasciato il posto precedente poiché lavoravamo insieme da anni nella stessa azienda e avevamo paura che magari potesse succedere qualcosa. Se – è un’ipotesi – l’azienda fosse fallita saremmo rimasti in due senza lavoro. Così le era capitata questa occasione e l’aveva presa al volo anche perchè lo stipendio era superiore ed era contenta di aver cambiato. Una sicurezza in più per la nostra famiglia. Si sentiva responsabile ed era felice. Ma non è stata tutelata".

Stavate per sposarvi.... "Avevamo scelto il Salento e stavamo organizzando per la fine di giugno del prossimo anno. Sarebbe stato il coronamento di un sogno che è stato spezzato. Fino a che la verità non verrà a galla non mi fermerò; questo è certo. I miei avvocati sanno dove devono arrivare: devo capire cos’è successo a mia moglie. Non faccio altro che ripensare ai nostri week end, le terme, le città d’arte che Laila amava tanto. Io la accompagnavo a fare shopping, la guardavo ore mentre provava i vestiti. Non mi pesava, la guardavo incantato".

Si è sentito sostenuto dalle istituzioni? "Da subito; ringrazio il sindaco di Bastiglia e il presidente della Regione perchè mi hanno aiutato tanto e sono stati disponibili. Chiedo solo che tutto questo non cada nel silenzio: a Modena sono morti cinque lavoratori ad agosto e questa strage non può cadere nel silenzio. Chiedo che le aziende vengano obbligate ad investire in sicurezza prima di pensare ai bonus: nessuno deve più morire dentro ad un macchinario. Per quarant’anni non è mai successo niente – pensano – ma una volta purtroppo è abbastanza".

Quando parlano di errore umano della sua Laila? "Respingo l’ipotesi con tutta la forza: ha fatto ciò che le è stato insegnato e ciò che ha dovuto imparare da sola. Io sono del settore, quella macchina doveva rimanere ferma. Se un operatore entra in collisione con la macchina quella si deve fermare. Puoi inciampare, cadere. Le responsabilità ci sono e devono venire a galla".