
L’autore del Prg del 1989 plaude alla bocciatura dei 19 progetti "Case in mezzo alle industrie, verde usurpato, negozi uguali vicini . Ora rinnovare la visione di insieme che ci ha caratterizzato nel passato". .
"Le scelte sulle trasformazioni della città non possono essere rimesse alle egoistiche convenienze dell’iniziativa privata, ma devono essere esito di visioni ampie dell’interesse pubblico, di processi partecipativi, che concorrano a determinare politiche e discipline del territorio, e concrete capacità di intervento e promozione, quali in passato la nostra città ha saputo esercitare in grande, e che la nuova amministrazione lascia ben sperare di saper rinnovare". Anche l’urbanista Ezio Righi, padre del Piano regolatore di Modena del 1989, plaude alla bocciatura dei 19 progetti del bando dell’aprile scorso promosso sotto la giunta Muzzarelli, spiegando nel dettaglio i difetti, a suo modo di vedere, delle proposte avanzate e auspicando un nuovo corso fin dal prossimo bando annunciato.
Il peccato originale dei progetti secondo Righi è che "dagli interessi immobiliari possono venire istanze e sollecitazioni, non certo visione e conduzione dei processi di trasformazione della città nel segno dell’interesse pubblico". In molti casi "la ricerca del massimo vantaggio economico porta addirittura a ignorare o sacrificare, negli interventi proposti, requisiti di funzionalità e sostenibilità importanti per il loro stesso successo economico".
Nel dettaglio, più di metà, dieci su diciannove, "piazzano al posto di capannoni in disuso nuove strutture commerciali medio grandi, anche molto vicine fra loro o ad altre già esistenti. Sono costruzioni grosse, tali da coprire un mezzo campo da calcio, che troppo spesso la ricerca del massimo vantaggio economico inzeppa all’inverosimile nell’area, e circonda con contorti parcheggi, bordati da striminzite aiole".
La metà di queste strutture di vendita, cinque, prosegue l’urbanista, "sono a margine della via Emilia, sia Est che Ovest: è comprensibile che chi le propone non si ponga il problema del carico di traffico che il movimento di qualche centinaio di auto comporta per la congestionata via Emilia; è meno comprensibile il caso in cui si pensa di poter far entrare i mezzi pesanti di approvvigionamento con manovra in retromarcia su una strada pubblica sempre congestionata; non si comprende proprio come possa allettare i clienti dover accedere a un parcheggio da cento posti, o uscirne, con svolta a sinistra sulla via Emilia".
Ancora. Cinque progetti riguardano la residenza: "Due sono di piccola entità, ma propongono di costruire case dove il Piano urbanistico prevede verde publbico: operazione certamente conveniente per la proprietà, ma non per l’interesse collettivo". Un terzo progetto propone una sessantina di abitazioni a trenta metri da una delle ferrovie più trafficate d’Italia: "Metterci una barriera di protezione acustica no? Costa troppo? Ma chi mai comprerebbe casa in quelle condizioni? Forse si spera che sia il Comune a costruirla, a spese dei cittadini?".
Un’altra proposta piazza "una quarantina di abitazioni in mezzo a una zona produttiva, interamente circondate da capannoni con attività vive e vegete: a chi si vuole fare dispetto? Alle famiglie, che sarebbero disturbate da rumori, polveri, movimenti legittimamente generati dalle attività produttive, o alle attività produttive, inevitabilmente perseguitate dalle lamentele delle famiglie?".
Resta da considerare il progetto di maggiore entità per residenza, "che propone un 250 nuove abitazioni su una vasta area adiacente al villaggio Zeta, in difformità dalla disciplina urbanistica vigente. Qual è l’interesse pubblico? Generosamente, la proposta prevede una quarantina di abitazioni da offrire a prezzo moderato o destinare all’affitto: le troviamo confinate fra un vasto parcheggio e campi da tennis, ben lontane dal resto dell’insediamento, ché la presenza di poveri, guai mai, non deprezzi le nuove case di alto pregio".