Litigano, ma sono ragazzi irresistibili

Domani sera al teatro Carani di Sassuolo, Umberto Orsini e Franco Branciaroli nella commedia di Neil Simon

Erano fortissimi sul palco ma, dietro le quinte, non si potevano sopportare. E così – a un certo punto – la loro coppia artistica è ‘scoppiata’ e loro si sono separati. Eppure per una sera soltanto decidono di provare a rimettersi insieme: ma le loro antiche frizioni si ripresentano, e andare in scena diventa ancora più difficile. È questa la trama – un meccanismo perfetto di comicità e di malinconia – de "I ragazzi irresistibili", la celebre commedia di Neil Simon, ispirata alla vita di due artisti del vaudeville, Joe Smith e Charles Dale. Il testo originale, "The Sunshine Boys", debuttò a Broadway nel 1972 e ha avuto poi tantissime versioni teatrali e cinematografiche: ricordiamo per esempio il pluripremiato film del 1975 con Walter Matthau e George Burns, oppure la versione per il piccolo schermo del 1995 con Woody Allen e Peter Falk. Domani sera alle 21 al teatro Carani di Sassuolo "I ragazzi irresistibili" saranno due eccezionali maestri del teatro italiano, Umberto Orsini e Franco Branciaroli, protagonisti dello spettacolo diretto da Massimo Popolizio, con la traduzione del testo di Masolino D’Amico.

Orsini e Branciaroli, impareggiabili primattori, dalla lunga e meravigliosa carriera, interpretano quindi i due anziani artisti di varietà, chiamati a ‘ricostruire’ la loro coppia fenomenale undici anni dopo la separazione. Hanno due personalità molto diverse, e ricucire lo strappo non è semplice, ma cercano comunque di rimettere in piedi il numero che li aveva portati al successo. Ci riusciranno? "Tra scambi di battute e situazioni esilaranti filtra uno sguardo di profonda tenerezza per quel mondo del teatro che, quando vede i suoi protagonisti sul viale del tramonto, mostra tutta la sua umana fragilità", viene fatto notare.

Umberto Orsini e Franco Branciaroli hanno affrontato il testo cercando di andare oltre il puro intrattenimento: in questo fantastico gioco drammaturgico, si riconoscono infatti elementi vicini al teatro di Beckett (come "Finale di partita") o di Anton Cechov ("Il canto del cigno"), piuttosto che a un lavoro di puro intrattenimento.

s. m.