"L’autore unisce precisione e poesia, raccontando il tempo colorato e veloce del lavoro che cambia". E’ in questa frase della curatrice Alessandra Mauro il senso più profondo della mostra ‘Gianni Berengo Gardin. Le linee veloci’ presentata ieri al Palazzo Ducale di Sassuolo e fortemente voluta proprio da Marazzi Group per celebrare i 50 anni del brevetto della monocottura, autentico salto tecnologico nel settore ceramico firmato dall’azienda sassolese nel 1974. Per documentare il quale, nel 1977, Gianni Berengo Gardin, oggi 94enne e tra i più apprezzati fotografi del mondo, venne invitato presso lo stabilimento sassolese a realizzare una documentazione su queste nuove linee produttive. "Mi fu chiaro subito come la sfida fosse quella di cogliere il flusso veloce dei colori, la scia dinamica delle forme. Il colore, che ho sempre usato poco – ha spiegato Berengo Gardin, presente all’inaugurazione – si imponeva come scelta: sono grato a Marazzi per avermi lasciato libero di realizzare fotografie che hanno anticipato, a loro modo, un approccio concettuale inusuale a quell’epoca nella foto industriale in cui, di solito, era richiesta soprattutto una documentazione oggettiva del prodotto".
La mostra – visitabile fino al 3 novembre – propone 42 opere tratte da questa serie unica, che spicca non solo per l’uso del colore, raro nella produzione del maestro veneziano, ma anche perché è trama di un racconto fatto di elementi isolati e forme dinamiche che saldano il ‘saper fare’ artigianale al suo diventare industria per riscrivere la storia di questa terra che chiamiamo distretto ceramico. Le immagini che Berengo Gardin cattura sono tasselli di un affresco fotografico che prende forma compiuta senza perdere di vista quanto di antico e al contempo ‘rivoluzionario’ c’è dietro la ‘mattonella’ che andava trasformandosi in quello che è oggi, ovvero una superficie studiata per il mondo dell’architettura, del design e della progettazione.
"La relazione tra la produzione di Marazzi e le espressioni artistiche delle arti visive, dell’architettura, della moda e del design, è una storia che più volte si è intrecciata incontrando grandi maestri dell’obiettivo, come Luigi Ghirri o Charles Traub, e della matita, come Gio Ponti o Paco Rabanne, lasciati sempre liberi di raccontare Marazzi dal loro punto di vista", ha detto invece Mauro Vandini, AD Marazzi Group, ammettendo la sua emozione "nel riscoprire in queste fotografie la fabbrica di allora e l’attitudine alla sperimentazione che Marazzi ha continuato a coltivare nel tempo, affiancando alla ricerca su prodotti e processi la promozione di letture differenti, personali, d’autore, della ceramica e del lavoro".
Stefano Fogliani