Eugenio Tangerini
Cronaca

Mezzetti, la lunga marcia. Dagli studi religiosi al congresso dei veleni: "Ho il virus della politica"

Il ritratto del nuovo sindaco. Le origini nella Fgci, segretario del Pds. Fino allo scontro con la nomenklatura. Poi la nuova vita in Regione . "Un difetto? A volte i tempi di risposta. Ma i risultati arrivano". .

Massimo Mezzetti durante la campagna elettorale

Modena, 12 giugno 2024 – "Di una cosa sono certo: non ci rinchiuderanno in uno scomodo letto di Procuste". Siamo a fine anni Novanta, Massimo Mezzetti è il giovane e rampante segretario provinciale dei Ds. I giornalisti lo ascoltano, poi corrono a sfogliare enciclopedie. Procuste, chi era costui? Un gran malvagio della mitologia greca: l’oste brigante che stirava i viandanti se non si adattavano al suo letto. Così il riferimento colto è svelato: "Non ci faremo incastrare da alleati e avversari – ecco il senso – in una situazione senza via d’uscita".

L’episodio la dice lunga sul nuovo sindaco di Modena: mai essere banali, anche a costo di qualche malinteso. Lo ha confermato, dopo la chiamata a salvatore della patria, in quattro mesi di estenuante campagna elettorale, tra cene in polisportiva, bagni di folla e oltre 500 incontri. ’Tutta la forza della gentilezza’, ecco il motto con cui a 62 anni (appena compiuti) diventa primo cittadino, dopo aver schivato molte insidie, prima fra tutte l’attivismo frenetico del predecessore Muzzarelli. Non a caso si è distinto per alcune uscite dissonanti rispetto al Pd, ad esempio sulla raccolta rifiuti.

Alle soglie del nuovo millennio Mezzetti è già al timone del Pds modenese dopo tre anni da segretario cittadino e un paio da assessore comunale. Prima è stato segretario regionale della Fgci. Nato a Roma, ha iniziato a far politica con le lotte studentesche. Sorriso pronto in rapida empatia con l’interlocutore, eloquio fluente e accento inconfondibile. Si è trasferito a Modena "per amore", nel senso letterale del termine. Abita in città dall’89 con la moglie Angela (che lo lascerà tra molto dolore nel 2012, vinta da una grave malattia) e con il figlio Matteo.

Negli anni di formazione ci sono la maturità scientifica, poi gli studi di Lettere e filosofia alla Sapienza, ma anche nella facoltà valdese di Teologia a Roma. Non ha terminato il percorso, troppi impegni politici. Ma non dimentica le scienze religiose. Per qualche anno sarà un predicatore valdese, lanciandosi nella missione impossibile di abbinare etica protestante e modernità politica.

Quando a 34 anni diventa segretario provinciale, si lascia scappare una frase illuminante: "Ho il virus della politica, prima che la vocazione dell’amministratore". E aggiunge: "Se non c’è discussione ci si addormenta".

Di sicuro non si addormenta nessuno, tra fine ottobre e inizio novembre 2001: in casa Ds va in scena il congresso provinciale dei veleni. Mezzetti, nel frattempo diventato consigliere regionale, sta per lasciare la segreteria e lo fa in modo dirompente. L’obiettivo, al di là delle dietrologie, sembra chiaro: ristabilire il primato della politica sui poteri forti (nomenklatura interna e associazioni d’area) troppo invadenti. Così parla il segretario-kamikaze: "Se qualcuno opera per trasformare il partito in rete di lobbies, sappia che non assisterò passivo a tale metamorfosi".

Risultato, battaglia persa. Alla segreteria provinciale è eletto Ivano Miglioli, dopo una sfilata sul palco di parlamentari, notabili e dirigenti cooperativi, tutti schierati a suo favore. Sconfitto il giovane candidato di Mezzetti, Stefano Vaccari, oggi deputato Pd. Non è un incidente di percorso, ma una cesura netta.

Chiusa la fase dell’enfant prodige, comincia una traversata in terra incognita che è premessa della metamorfosi amministrativa di Mezzetti. Il politico tout court diventa ’uomo del fare’ nei vent’anni di attività in Regione. Tra l’altro non esce subito dai Ds. Se ne andrà solo nel 2007: non digerisce il modo in cui sta nascendo il Pd, quindi passa a Sinistra democratica e poi a Sel. Dal 2010 al 2014 è assessore regionale a cultura e sport, poi fino al 2020 fa il bis alla cultura, politiche giovanili e legalità. Lo chiamano in giunta i presidenti Vasco Errani e Stefano Bonaccini, suo avversario nel 2001. Ma poi, sul terreno del fare, il loro rapporto si è ricucito.

Questo periodo è segnato da quattro leggi regionali firmate Mezzetti, su cinema, sviluppo del settore musicale, promozione della legalità e memoria del Novecento. Sono i suoi ambiti: profilo intellettuale, cultura come premessa dell’azione politica. Non è un estremista, ma sui diritti sociali e civili non transige. Negli anni ha recuperato i rapporti con molti avversari: ora c’è chi è più a sinistra di lui.

A proposito, Mezzetti non ha in tasca tessere di partito dal 2017. Troppo deluso "dal pragmatismo che prevale sugli ideali". Sarà difficile fargli cambiare idea. Si definisce "un socialista liberale e libertario" che non timbra "il cartellino delle idee di qualcun altro". Se gli parlano di leader e correnti risponde così: "Sono mezzettiano".

Ma quest’uomo non ha difetti? "Beh, cerca il dialogo e riflette – osserva chi lo conosce – quindi a volte i tempi di risposta sono lunghi, ma i risultati arrivano". Inoltre non può propriamente essere definito uno stakanovista: l’ardore giovanile è temperato dalla saggezza, meglio il ruolo del team manager, a patto di scegliere collaboratori capaci. Questa è appunto la prossima sfida, considerato l’imminente assedio di aspiranti assessori.

Poi c’è l’altro Mezzetti, che sui social apre squarci di vita autoironici: la moglie prova i rossetti stampandogli baci in fronte, la cagnolina Marta (un labrador nero) corre sulla neve. Lui, tifoso sfegatato della Roma (celebre una foto con Totti), come sportivo praticante è imbranato: basket in gioventù, ora ha smesso con la palestra. Quanto all’abbigliamento, meglio casual che gessato, ma con stile. Cucina e sul buon cibo non scherza: piatti di pasta e polpette al sugo. Abita a Bologna con Arianna, sposata in seconde nozze dieci anni fa, da diversi mesi progettano di trasferirsi sotto la Ghirlandina.

Di sicuro il nuovo sindaco ha presente il motto nenniano Politique d’abord, la politica prima di tutto. Immaginando un incontro impossibile, crediamo che gli risponderebbe citando Croce: "Sempre politica, non solo politica". La traduzione? Bisogna anche vivere.