Omicidio Alice Neri: un’ora nell’auto in balìa dell’assassino

Un testimone: "C’era un nordafricano vicino alla macchina della donna"

Modena, 16 dicembre 2022 - Rimane una notte ancora avvolta nel mistero quella tra il 17 e 18 novembre scorsi, quando è morta Alice Neri, la 32enne di Ravarino trovata carbonizzata nella sua auto in via Griffona a Concordia. I carabinieri di Modena, coordinati dalla Procura, avrebbero raccolto elementi pesanti circa la colpevolezza del principale indagato, il tunisino 29enne Mohamed Gaaloul, catturato in Francia l’altro ieri e arrestato per omicidio volontario e distruzione di cadavere.

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Alice Neri, trovata morta carbonizzata
Alice Neri, trovata morta carbonizzata

Dagli atti emerge una prima ricostruzione dei fatti: Mohamed arriva allo Smart Cafè di Concordia dove Alice stava trascorrendo la serata col collega Marco alle tre del mattino, in bicicletta e si reca nella attigua sala slot. Dopo di che verso le 3.40 esce dal locale, va verso il luogo in cui Alice, che aveva già salutato l’amico, era ferma in auto e da quel momento si perdono le sue tracce: esce dal ’raggio’ delle telecamere mentre la sua bicicletta resta esattamente lì dove l’aveva lasciata. Da qui l’ipotesi che il tunisino sia entrato in auto con Alice. Ipotesi suffragata da un testimone oculare che avrebbe visto un nordafricano, simile all’indagato, avvicinarsi alla donna.

Poi la novità. La Ford Fiesta della vittima, in base a quanto emerge dalle telecamere, fa un giro molto breve per poi fermarsi in una zona appartata dietro al locale, dove rimarrà circa un’ora – zona rilevata con Google maps – per poi raggiungere successivamente il posto in cui il giorno dopo viene trovato il corpo della 32enne. Ma a questo punto si aggiunge un ennesimo mistero: la giovane, nella cronologia delle ricerche di Google maps di quella sera, va alla ricerca dell’indicazione di via Vallalta, che è la zona dove Mohamed abita. Perchè Alice avrebbe inserito quel tratto di strada?

A carico dell’indagato c’è un episodio di spaccio di droga e una ipotesi di tentata estorsione nei confronti di un’altra persona, ma quello che mancherebbe ancora è il movente di un così efferato delitto. Inquietante poi un altro aspetto, ovvero un messaggio che il collega Marco ha visto comparire sul suo telefono la mattina successiva al delitto. "Mi sono svegliato alle 7 - ha raccontato il collega della donna – e mi sono accorto della presenza di un messaggio Whatsapp proveniente da Alice e contenente un saluto e diversi smile". Il giovane, però, non avrebbe aperto il messaggio e quindi visualizzato, essendo tornato a dormire, ma alle 8.30, una volta sveglio per la seconda volta, si sarebbe reso conto di come quel messaggio fosse stato eliminato. Il collega, infatti, dopo la serata trascorsa insieme allo Smart Cafè aveva chiesto ad Alice, vista l’ora tarda – intorno alle 2.30 -, di inviargli un messaggio una volta rientrata a casa. Dopo di che il giovane si era allontanato, dal momento che la vittima – in base a quanto da lui dichiarato – "non partiva dal piazzale". Infatti, in base a quanto emerso dalle videoregistrazioni, Alice è rimasta in auto a lungo prima che le telecamere registrassero il passaggio della sua Ford Fiesta, diretta appunto in una zona poco lontana dal bar dove, presumibilmente, sarebbe rimasta un’ora in balìa dell’assassino.

L’avvocato dell’indagato, Roberto Ghini sottolinea: "In questa fase non entro nel merito: oggi assieme al collega avvocato Bergam del foro di Colmar abbiamo deciso di non opporci al rientro in Italia del nostro assistito, essendo nostra intenzione affrontare il più presto possibile questo procedimento. Stiamo studiando le carte che ci sono state consegnate solo oggi (ieri, ndr). Attendo di avere una conoscenza completa di tutti gli atti a carico del mio assistito per valutare ogni difesa". Il marito di Alice, Nicholas Negrini sottolina come ritenga che l’incontro tra Alice e il 29enne sia stata una casualità. "Alice stava attraversando una tappa del suo percorso di psicoterapia che prevedeva il ritorno alla sua giovinezza, che aveva messo da parte con la nascita della nostra bambina. Non era una cosa che vedevo di cattivo occhio: sono cose che doveva affrontare per evolvere come persona e così pure per la coppia stessa. La cattura del tunisino è un primo passo verso la verità".