Crollo al Policlinico di Modena, quattro a processo

Nel 2013 collassò la palazzina ‘Ex diagnosi e cura’, alla sbarra anche il costruttore Zaccarelli e un altro responsabile della AeC

La palazzina crollò il 24 aprile 2013 senza per fortuna conseguenze per le persone

La palazzina crollò il 24 aprile 2013 senza per fortuna conseguenze per le persone

Modena, 14 dicembre 2016 - Quattro rinvii a giudizio, con l’accusa di crollo colposo (inteso dunque come delitto e non ‘semplice’ contravvenzione), per il collasso della palazzina ex Diagnosi e cura dell’Ausl che era in via di ristrutturazione al Policlinico, avvenuto il 24 aprile del 2013. È questa la decisione del gup Eleonora Pirillo, arrivata ieri mattina in tribunale a chiusura della preliminare. L’ospedale Policlinico è parte civile (Luca Pastorelli il legale), così come l’Ausl (rappresentata da Luca Scaglione).

Ad affrontare il processo, l’inizio è stato calendarizzato al 14 novembre del prossimo anno, saranno due responsabili della AeC di Mirandola, un architetto dell’Ausl e un ingegnere che si occupava della sicurezza del cantiere. Inizialmente gli avvisi di chiusura delle indagni erano stati notificati dal pubblico ministero Marco Niccolini a sette indagati, ma tre posizioni sono poi state archiviate.

Vediamo chi affronterà il processo: alla sbarra ci saranno due figure della AeC, Stefano Zaccarelli, legale rappresentante, e Mirko Ferraresi, responsabile del cantiere (in aula li difenderà l’avvocato Andrea Mattioli). A chi segue le cronache locali, soprattutto giudiziarie e recenti, la sigla dell’impresa mirandolese non suona come nuova. Si tratta, difatti, della stessa che è al centro di una delicata inchiesta della squadra mobile di Enrico Tassi, dove si ipotizza l’utilizzo di cemento depotenziato per la costruzione delle scuole Frassoni di Finale Emilia.

L’istituto che avrebbe dovuto simboleggiare (insieme ad altri ovviamente) la ripartenza della Bassa colpita dal sisma, ma all’interno del quale gli alunni non sono mai entrati, essendoci il sospetto della procura che i materiali utilizzati siano al risparmio, dunque potenzialmente non a norma con i parametri previsti in materia di sicurezza. Ma a scanso di equivoci va sottolineato che le due indagini partono da presupposti nettamente differenti. Detto del ‘caso Frassoni’, per la palazzina del Policlinico venuta giù (con due donne ferite lievemente) nel mirino della magistratura ci sono i lavori di demolizione che erano in corso nell’aprile di tre anni fa. Il processo servirà a stabilire se il crollo della struttura sia stato causato da un intervento non in linea con i protocolli di sicurezza previsti per la demolizione appunto. La palazzina, ex sede di Diagnosi e cura (dunque di competenza Ausl) era vuota già dal 2010. Un edificio che era ‘messo male’ da tempo.

Le altre persone rinviate a giudizio sono l’architetto dell’Ausl Alba Bassoli, direttore generale dei lavori, e l’ingegnere Giancarlo Guidotti, direttore dei lavori e coordinatore per la sicurezza. Entrambi sono difesi da Giovanni Battista Chiossi. L’intera vicenda, sotto il profilo prettamente tecnico, è passata al vaglio del consulente Tomaso Trombetti, nominato dalla procura, che ha avuto il compito di dare il classico giudizio super partes, vero punto di partenza del confronto in aula. In quel documento Trombetti ritiene che il crollo della palazzina sia stato causato da modalità non corrette della demolizione rispetto ai piani di sicurezza che erano stati stabiliti nel cantiere. Lo stesso professore dell’Università di Bologna rimarca nel suo elaborato che la rimozione del tetto dell’ex Diagnosi e cura avvenuta nel 2005 con un successivo aumento dei carichi non sarebbe stata nemmeno una concausa nel crollo (quando invece le difese ritengono questo passaggio fondamentale).

Le parti civili: luca pastorelli curerà gli interessi del Policlinico a fronte di un fatto che è ritenuto grave, che ha causato particolari disagi nella cittadella sanitaria di via del Pozzo e che ha provocato un danno di immagine all’intero ospedale. Da qui la richiesta, evidentemente accolta dal giudice, di contestare agli imputati il delitto di crollo colposo e non la ben più semplice contravvenzione. Luca Scaglione, infine, curerà gli interessi dell’Ausl, seconda costituzione a parte civile, che aveva affidato le sorti del cantiere ai quattro imputati.