
Molti reparti erano già vuoti e inibiti al pubblico da giorni. "Basta rifornimenti, si va ad esaurimento merce", confidava una delle cassiere. Ieri è stato l’ultimo giorno di apertura per la storica Coop Canaletto all’R-Nord. La notizia della chiusura è arrivata come un fulmine a ciel sereno anche per gli stessi lavoratori, che dalla sera alla mattina hanno scoperto che verranno ricollocati altrove. L’addio del supermercato (al suo posto aprirà presto un discount) ha il sapore di una piccola grande sconfitta per la riqualificazione del mega-condominio e l’amaro in bocca della clientela – tra cui diversi anziani – è tanta. Una di loro è Marina Ferriani Magnani, storica residente della Sacca, nonché socia Coop da quasi quarant’anni, che conosce personalmente molti addetti del punto vendita di strada Canaletto. E’ lei a farsi portavoce di altri cittadini del quartiere, a loro volta soci di Coop Alleanza 3.0, che guardano con sconcerto a questa chiusura improvvisa.
"Ho deciso di farmi avanti io, ma come me la pensano in tanti. Prima di tutto mi chiedo e ci chiediamo dove siano finiti i principi cooperativi e la funzione sociale – esordisce la signora Magnani -. Adesso si pensa solo ai fatturati e basta, spesso ignorando anche il rispetto verso i dipendenti". La residente evoca un ricordo: "Sono originaria della frazione di La Grande di Nonantola. Qui negli anni ‘50 aprì una delle prime botteghe cooperative dove mio zio e mio padre facevano i banconieri volontari nel tempo libero. Era un’attività che nacque dai sogni dei soci, con l’intento di reinvestire i guadagni nella creazione di altro lavoro. Oggi è tutto diverso – prosegue - e anche questa chiusura è l’emblema di una serie di valori ormai scomparsi". La delusione è profonda e le parole scorrono come un fiume in piena: "E’ inaccettabile che i lavoratori della Coop Canaletto abbiano scoperto senza preavviso che dopo due settimane il supermercato avrebbe abbassato le serrande – continua la signora Magnani. Verranno tutelati e trasferiti? Non è questo il punto. La vera questione è che ci vuole più rispetto e il rispetto reciproco era alla base delle coop. Che senso ha poi avere investito così tanti soldi nell’ammodernamento del punto vendita anni fa, così come della galleria commerciale dell’R-Nord, e poi andarsene con una riqualificazione ancora in atto?". In passato, la stessa residente aveva auspicato l’insediamento di Esselunga il prima possibile, ma era – precisa – "soltanto una provocazione costruttiva per stimolare il rilancio di una Coop, come quella di via Canaletto, da troppi anni trascurata sotto tanti punti di vista. Ero certa che con l’arrivo di un competitore ci sarebbe stato un salto di qualità, ma non sarà così". Infine, la residente rivolge una serie di domande alla dirigenza di ieri e di oggi: "Perché quando chiuse il Consorzio Agrario trent’anni fa, non fu Coop ad acquistare il terreno per ampliare l’attuale punto vendita o aprirne uno più grande? Non sarebbe stato meglio investire subito invece di versare somme ingenti, con tanto di maxi-multa, nella decennale battaglia legale con Esselunga?".
Vincenzo Malara