
Adesione del 100 per cento e presidio dei lavoratori dell’azienda durante la manifestazione nazionale. La Fiom: "Stellantis fa profitti, ma gli stipendi sono falcidiati da mesi". Città dei motori: "Preoccupati". .
"Cambiamo marcia, acceleriamo verso un futuro più giusto", è lo slogan che attraversa il presidio dei lavoratori della Maserati ieri a Roma per la manifestazione indetta da Fiom Cgil Fim Csil e Uilm Uil in occasione delle sciopero generale dell’automotive. "Non più tardi di due anni fa – ricorda Beppe Violante (delegato Fiom per la Maserati) – abbiamo subìto la chiusura del plant di viale delle Nazioni, oggi assistiamo alla dismissione di Innovation Lab, mentre in Ciro Menotti i lavoratori sono in cassa integrazione da gennaio. Abbiamo bisogno di certezze sul futuro dello stabilimento modenese: da un lato si parla di conversione all’elettrico, che dovrebbe essere già sulle linee di produzione, dall’altro però siamo di fronte a un buco di produzione dovuto al calo delle vendite". L’elettrico, prosegue il sindacalista, "non può essere la soluzione immediata e definitiva: la vettura elettrica a cui l’azienda pensa altro non è che la Mcm 20, la super auto sportiva da corsa, a cui è stato tolto il motore termico: ma già la Mcm aveva difficoltà sul mercato, davvero si pensa di poter cambiarne le sorti semplicemente sostituendone il motore? Ci vuole subito un altro modello di vettura con motore endotermico".
L’altro aspetto sollevato nella protesta è il tema dell’integrazione salariale: "Stellantis fa profitti, riceve soldi pubblici e beneficia di incentivi per 950 milioni di euro già utilizzati per gli ecobonus. Non si vedono però investimenti, ma solo un aumento di ore di cassa integrazione: gli operai lavorano in media 2-3 giorni al mese, perdendo 4-500 euro al mese di stipendio". Le iniziative di protesta si moltiplicheranno.
Sul dramma automotive prende posizione la rete Anci ’Città dei Motori’: nasce il coordinamento permanente di sindaci e Comuni che ospitano stabilimenti Stellantis e che "seguono con preoccupazione crescente la crisi di un comparto produttivo che ha segnato lo sviluppo del Paese nel dopoguerra, e tutt’ora ne costituisce una parte strategica e irrinunciabile. Condividono le preoccupazioni e l’iniziativa unitaria assunta dal sindacato".