MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

"Se ci fosse luce...": "Libertà e responsabilità partendo dal caso Moro"

Francesca Garolla, autrice dello spettacolo da stasera alle Passioni "La morte dello statista ci ha lasciato un’eredità che ci ha condizionato".

"Se ci fosse luce...": "Libertà e responsabilità partendo dal caso Moro"

"Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo", scriveva Aldo Moro a sua moglie durante i giorni del sequestro, poco prima di morire. Ha preso a prestito queste parole Francesca Garolla, autrice attiva in Italia e in Francia, per il titolo dello spettacolo che sarà in scena da stasera alle 21 fino al domenica 21 aprile al Nuovo Teatro delle Passioni di Modena. ‘Se ci fosse luce’, scritto e diretto dalla Garolla, partendo dai fatti del sequestro Moro, si interroga sul libero arbitrio e sulle sue possibili conseguenze. Una produzione Lac Lugano Arte e Cultura in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Ert / Teatro Nazionale.

Francesca, ‘Se ci fosse luce’: come è nato lo spettacolo?

"Si inserisce in una mia trilogia sul tema della libertà, analizzata da tre punti di vista diversi. Il primo ‘Tu es libre’, analizza la libertà in senso assoluto, il potere di fare quello che si vuole; in ‘Io sono testimone’ emerge invece la possibilità di rinunciare alla libertà al fine di avere sicurezza. In ‘Se ci fosse luce’, invece, prendo in considerazione le conseguenze delle azioni compiute liberamente, ossia la responsabilità".

E parte dal sequestro Moro…

"Quel momento storico, in quel contesto sociale, ha rappresentato uno spartiacque: ho cercato di riflettere sull’eredità storica e politica trasmessa alle generazioni successive, sulle conseguenze della storia collettiva sul singolo individuo e sul futuro. Lo ‘spunto teatrale’ è la telefonata del 9 maggio 1978 in cui Valerio Morucci, esponente delle Br, comunica all’avvocato Francesco Tritto la morte del Presidente della DC".

Perché proprio lo statista?

"Nel 1978, alla morte di Moro, io non ero nata, non ho vissuto i fatti che a quella morte hanno portato e che quella morte ha provocato. I miei ricordi hanno solo l’eco di quella storia, un’eco infantile. Suggestioni, racconti riferiti, romanzati, probabilmente non veritieri, ripetuti a me stessa come fossero leggenda. Ma anche se assente, la mia generazione ha ereditato quei fatti come se li avesse vissuti e dagli stessi è stata cambiata. Quella telefonata diviene dunque un pre-testo per riflettere sul peso di un’eredità che sembra ancora condizionarci. Questo episodio, questa lotta per una libertà privata del valore della vita, diventano per me simbolo di un tempo interrotto, bloccato, che ha scartato in una direzione e non in un’altra. Un qualcosa che ci condiziona e ci ha condizionato, qualcosa che forse non volevamo: un’eredità".

Chi sono i protagonisti sul palco?

"Quattro personaggi, con le loro differenti ‘responsabilità’: sono due uomini e due donne, i primi incarnano un passato che ha condizionato il presente e le seconde analizzano quel passato per costruire il loro futuro. Sono nominati nel testo in virtù della storia che li attraversa: un latitante che è anche un padre, una figlia che è anche una madre, un uomo che è anche un assassino, una giudice che è anche una donna. Saranno portati a rileggere e processare la storia e i suoi protagonisti, il tutto ambientato nell’oggi".