VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Uccisa nel suo bar: "Ricostruzione dubbia, vogliamo il colpevole"

Achiropita Mascaro fu massacrata nel 2007 con almeno sei colpi alla testa. Il fratello della donna chiede la riapertura del caso e nuove indagini che, grazie alle strumentazioni oggi in uso, potrebbero finalmente condurre al nome dell’assassino

Achiropita Mascaro fu massacrata nel 2007

Achiropita Mascaro fu massacrata nel 2007

Modena, 13 giugno 2025 – È la notte del primo febbraio del 2007: la barista Tina (Achiropita) Mascaro, 52 anni, viene ammazzata con almeno sei colpi alla testa – inferti con un corpo contundente, mai ritrovato – nel suo bar di via Uccelliera, il tristemente noto Feeling Cafè. Dopo un lungo processo a carico dell’unico indagato ed ex socio, Corrado Corni, terminato con due sentenze di assoluzione il caso è rimasto irrisolto. Oggi, a distanza di 18 anni il fratello della donna, Giovanni Mascaro attraverso il proprio legale, Tea Federico, chiede la riapertura del caso e nuove indagini che, grazie alle strumentazioni oggi in uso, potrebbero finalmente condurre al nome dell’assassino.

"La nuova indagine sul delitto di Garlasco sta esplorando una pista alternativa; perché per la morte di mia sorella nessuno fa niente? – tuona il fratello. Quella sera, il primo febbraio 2007 sulle reti nazionali andava in onda la partita di calcio Inter-Sampdoria: alle 21 circa, proprio sopra al bar Feeling due amici odono grida strazianti. I due pensano ad una comune lite tra fidanzati e si posizionano davanti alle televisioni: solo a mezzanotte e mezza uno dei due chiama la polizia municipale poiché dal Bar Feeling proviene musica ad alto volume. È in quel momento che uno degli agenti scopre il corpo senza vita della barista: il cadavere è seminascosto da un frigorifero-congelatore: è in posizione seduta, con il volto insanguinato. I due scontrini fiscali segnano l’ora dell’ultimo cliente: alle ore 20.50 dello stesso giorno, ma l’orario stampato sugli scontrini indica venti minuti in più rispetto all’ora reale. È in quell’esatto momento che scattano le indagini e, a distanza di giorni, sputa una super testimone: l’anziana signora della palazzina accanto inizialmente non sentita dagli inquirenti poiché i vicini avevano invitato i carabinieri, nel frattempo giunti sul posto, a non ‘disturbarla’.

L’anziana, nel frattempo, aveva raccontato alla parrucchiera del quartiere di sapere il nome dell’assassino, di averlo visto uscire dalla porta del bar alle 21: è in quel momento che emerge il nome dell’imputato, ex socio della vittima. Corni appunto. Successivamente il suo nome emerge anche dalle ‘bocche’ degli amici di Tina poiché, a loro dire, lei lo temeva. Una sua giovane dipendente dichiarò che quella notte Tina le aveva chiesto di farle compagnia poiché era spaventata: avrebbe dovuto incontrare una persona che lavorava per il Comune di Modena. Al di là della reticenza di tanti testi, successivamente la testimonianza dell’anziana è stata ritenuta confusa, lacunosa. L’alibi fornito dall’indagato, poi, relativo alla sua presenza, a suo dire, davanti al pc per tutta la notte del 1 febbraio, non è stato smentito. Fatto sta che anche in Appello per Corni è arrivata l’assoluzione. "Ci sono state tante lacune nelle indagini – sottolinea il fratello della vittima – visto tutto ciò che sta accadendo nel nostro paese, come a Garlasco chiedo che si continui ad indagare anche sull’omicidio di mia sorella".

A parlare è anche il legale della famiglia, Tea Federico: "Come legale del fratello della povera Tina Mascaro, vittima di un efferato omicidio che ha sconvolto la nostra comunità, sento il dovere di esprimere pubblicamente la ferma volontà della famiglia di non arrendersi nella ricerca della verità e della giustizia. Il mio assistito, che ha sempre nutrito profondi dubbi sulla ricostruzione dei fatti emersa nel processo, non ha mai cessato di credere che la verità non sia stata completamente svelata. Chiediamo con forza che vengano avviate nuove indagini per fare piena luce su questa vicenda e rivolgiamo un appello accorato alle autorità competenti - continua. Non si tratta di rimettere in discussione il lavoro svolto, ma di completarlo laddove potrebbero esistere lacune o elementi non adeguatamente approfonditi. Continueremo a lottare con gli strumenti che la legge ci mette a disposizione, nel rispetto delle istituzioni e della magistratura, ma con la ferma determinazione di chi sa che la verità non può rimanere sepolta. Tina Mascaro non era solo una vittima".

v.r.