
Delitto di Concordia, l’avvocato Antonio Ingroia "Sono troppe le piste mai esplorate prima".
Modena, 13 giugno 2025 – "L’assassino va cercato tra qualcuno che conosceva Alice Neri o che, comunque, quella notte ebbe contatti con lei anche telefonici. Infatti ha incendiato il veicolo e fatto sparire il suo cellulare proprio per cancellare le prove che avrebbero potuto condurre a lui. Ci sono altre persone che ‘ruotavano’ attorno alla vittima e che non sono state indagate e neppure attenzionate. C’è un comune denominatore di tutte queste piste: mai emerse prima del dibattimento e mai esplorate. Vedo analogie tra l’approssimazione dell’indagine di Garlasco con quella dell’indagine di Modena e faccio un appello alla Corte in questo senso: evitiamo di trovarci ancora qui tra vent’anni".
Secondo la pubblica accusa ogni tassello del puzzle, una volta completato, porta a Mohamed Gaaloul: è stato lui ad uccidere Alice Neri. Ecco perché i pm Amara e Natalini hanno chiesto 30 anni di carcere per l’imputato, a processo con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Ma, come noto mercoledì mattina e a sorpresa la parte civile, ovvero il marito della vittima Nicholas Negrini, per bocca del suo avvocato di fiducia, ex pm avvocato Antonio Ingroia ha chiesto l’assoluzione dell’imputato ritenendo che gli elementi raccolti non vadano oltre il ragionevole dubbio. A spiegare come mai proprio il marito della vittima abbia deciso di uscire dal processo, chiedendo nuove indagini è proprio il suo legale, Ingroia. "Credo che la chiave sia una: il pm, essendo ovviamente ben consapevole che il punto debole più eclatante della ricostruzione accusatoria è l’assenza di movente, tanto che ha abbandonato l’ipotesi di movente che aveva originariamente ipotizzato, (quindi tentata violenza carnale degenerata poi nell’omicidio) si è rifugiata in quella giurisprudenza che dice che il movente non è indispensabile per affermare la colpevolezza dell’imputato. Io, leggendo le stesse sentenze ho evinto che ciò è vero solo quando ci sono prove schiaccianti e non è questo il caso; quindi il movente diventa rilevante. Non solo – continua Ingroia - ci sono elementi da cui emerge che c’è un movente certo, incompatibile con il profilo dell’imputato che è quello dell’incendio e del furto del cellulare della povera Alice Neri. Il movente del rogo e del furto del cellulare è legato alla volontà di cancellare le tracce dell’ultimo incontro con Alice. Perché bruci il corpo? Per togliere le tracce biologiche legate all’ultimo incontro con la vittima. Perché sottrai il telefono? Per far sparire tutti i contatti che hai avuto con la vittima, messaggi e chiamate notturne".Secondo Ingroia dunque tutti e due i moventi sono incompatibili con il profilo dell’imputato.
"E’ certo che ha incontrato Alice quella notte e lui sa che è accertato, essendo stato ripreso dalle telecamere del Bar e notato da più persone. Escludo - continua - che potesse avere un interesse ad incendiare l’auto esponendosi al rischio che qualcuno, passando da lì notasse le fiamme e avvisasse le forze dell’ordine.c Mohamed non ha avuto il comportamento di un assassino. L’assassino fugge, ma all’indomani dell’omicidio e non della notizia di stampa. Nel caso in cui la corte dovesse assolvere Gaaloul chiediamo siano trasmessi gli atti alla procura sperando che faccia il proprio dovere, indagando. In caso contrario – ribadisce – valuteremo di assumere ulteriori iniziative".