VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Il giallo del mostro di Modena: "La procura riapra il fascicolo. Giustizia per Anna Maria Palermo"

La famiglia della ragazza ammazzata a 20 anni nel ’94 e ritrovata in un canale a Corlo di Formigine: "Con la moderna scienza oggi è possibile analizzare i reperti elencati in ben tre pagine di verbale".

La famiglia della ragazza ammazzata a 20 anni nel ’94 e ritrovata in un canale a Corlo di Formigine: "Con la moderna scienza oggi è possibile analizzare i reperti elencati in ben tre pagine di verbale".

La famiglia della ragazza ammazzata a 20 anni nel ’94 e ritrovata in un canale a Corlo di Formigine: "Con la moderna scienza oggi è possibile analizzare i reperti elencati in ben tre pagine di verbale".

Libri, articoli, documentari. Tutta Italia per decenni ha parlato del cosiddetto ‘Mostro di Modena’, rimasto per 30 anni e oltre senza volto. Parliamo del presunto serial killer che, nell’arco di dieci anni, secondo quanto ricostruito via via dagli inquirenti ammazzò brutalmente otto giovani donne. Ragazze ‘fragili’, dedite alla prostituzione o con una storia di tossicodipendenza. A distanza di così tanto tempo quei femminicidi sono ancora avvolti nel mistero: non è chiaro neppure se fu davvero una sola mano a colpire ma oggi la famiglia di una delle vittime chiede di far luce su quanto accaduto a Modena a partire dal 1985.

L’appello affinchè le indagini vengano riaperte parte infatti dalla famiglia di una delle vittime, Anna Maria Palermo, 20 anni all’epoca dei fatti. Il corpo della giovane venne trovato da un passante in un canale a Corlo di Formigine: era il 26 gennaio del 1994. L’autopsia fece emergere come la giovane fu colpita con almeno dodici coltellate e subito gli inquirenti pensarono che, anche in quel caso, potesse trattarsi del Mostro.

"Noi dopo mesi di ricerca e studio degli atti intendiamo chiedere la riapertura delle indagini perché con la moderna scienza oggi è possibile analizzare i reperti elencati in ben tre pagine di verbale – afferma il legale della famiglia, Barbara Iannuccelli – In particolare dagli atti emerge come Anna Maria avesse sugli avambracci lividi da afferramento e ferite da taglio sul petto. E’ probabile, quindi, che ad ucciderla siano state almeno due persone. Infatti vicino al corpo furono trovate due siringhe con due tipi di sangue diversi tra loro e non di Anna Maria – spiega ancora l’avvocato. Inoltre fu trovato un fazzolettino son segni di rossetto che non apparteneva alla 20enne". Secondo il legale furono diversi i reperti non analizzati o comparati. "Si è perso tanto tempo per cercare similitudini con tutti gli altri omicidi ma sarebbe stato opportuno, prima di ‘collegarli’ andare a fond do ogni omicidio. Per il suo caso, quello di Anna Maria ci possono essere almeno tre persone attenzionate: sul posto vi erano siringhe con almeno tre tipi di sangue. A quell’epoca, però, c’era la suggestione del serial killer e tutto si fermò lì. Oggi – continua il legale – siamo in grado di aggiungere un tassello con un punto di vista scientifico, nella speranza che quei reperti siano stati ben conservati e chiederemo la comparazione con il dna dei soggetti attenzionati".

La famiglia della 20enne aveva sporto denuncia di scomparsa una settimana prima del rinvenimento del cadavere. Il giorno della scomparsa aveva salutato la famiglia e, da quel momento, di lei si era persa ogni traccia fino al ritrovamento del cadavere nel fossato, colmo d’acqua. "Accanto al cadavere c’era un sasso insanguinato, con cui le fu spaccato il cranio – spiega l’avvocato – un altro invece era posato sul collo di Anna Maria, fose lo usarono nel tentativo di affogarla. Era vestita di tutto punto ed era stata raggiunta da diversi fendenti. Aveva un fidanzato che sosteneva di non avedrla più vista ma un’amica smentì questa affermazione. Poi c’era un secondo compagno, con cui la giovane viveva. Nessuno fu mai iscritto nella lista degli indagati. A breve depositeremo gli atti in procura per una riapertura del caso: non si puo’ morire cosi’ e rimanere senza giustizia".