di Stefano Marchetti
La nostra è una "società antalgica" che vuole cancellare il dolore o nasconderlo sotto il tappeto come si fa con la polvere, dice il Maestro Giovanni Allevi, compositore e pianista di fama internazionale. "E invece la storia, la poesia, la letteratura, la filosofia ci ricordano che il dolore e la sofferenza accomunano gli esseri umani", aggiunge. E anche i momenti più difficili e le fragilità possono regalarci una nuova consapevolezza, una nuova felicità, una rinascita. Quella di Giovanni Allevi, l’altra sera a Sassuolo per il FestivalFilosofia, è stata una vera e propria lezione, soprattutto di vita: 600 persone al teatro Carani e altre mille davanti al maxischermo in ‘piazza piccola’ hanno seguito il racconto del musicista che ha rievocato i mesi durissimi del ricovero e della lotta contro il mieloma, da cui ha tratto anche "I nove doni", il suo libro pubblicato proprio pochi giorni fa da Solferino.
Visibilmente emozionatissimo, Allevi è stato accolto sul palco da un lungo applauso. Federico Taddia, giornalista e autore tv, lo aveva introdotto con una favola di Gianni Rodari, quella di Martino Testadura che andando per una strada nuova aveva scoperto cento tesori. "Questa sarà come una confessione – ha esordito Allevi –. Vi racconterò di alcuni momenti in cui ho avuto la sensazione che la mia anima si espandesse". E lo hanno fatto attraverso quattro tappe, quattro parole, "uguaglianza", "guerrieri", "cultura" e... il "gatto". Uguaglianza perché la malattia annulla tutti i ruoli, fa crollare tutte le maschere, non c’è più la persona famosa e quella sconosciuta: tutti sono, anzi devono essere guerrieri per combattere strenuamente, come nella mitologia Ettore affrontò il potentissimo Achille. Quindi occorre "camminare sull’inferno guardando i fiori", come recita un haiku giapponese.
Giovanni Allevi ha parlato anche dei benefici che ha ricevuto dalla pratica della meditazione e della contemplazione della natura: "Ho scoperto di trovare giovamento stando sdraiato, respirando profondamente, ed era bellissimo farmi accompagnare in questa pratica meditativa dalla presenza del mio gattino. Lo tenevo sulla pancia, io facevo le respirazioni, lui faceva le fusa e poi si addormentava". In una conversazione con Taddia, poi, Giovanni Allevi ha ricordato come oggi l’imperfezione non gli faccia più paura: "Tutti siamo imperfetti e per questo siamo meravigliosamente belli".
Al termine dell’incontro, il sindaco di Sassuolo Matteo Mesini e l’assessore alla cultura Federico Ferrari si sono recati nel camerino del Carani per salutare e ringraziare Allevi per la toccante serata. Anche i giovani musicisti dell’Accademia Filarmonica di Sassuolo hanno voluto salutare il Maestro, invitandolo a suonare con loro il concerto per violoncello che ha composto durante il ricovero. Poi Allevi è tornato in sala per il firmacopie: centinaia di persone hanno atteso in fila per poter avere un autografo sul libro e un selfie, come in un grande, enorme abbraccio. "È stato strano essere davanti a un pubblico per un’ora senza musica – ha scritto Allevi ieri pomeriggio su Instagram –. Evviva la Filosofia! Ed evviva i guerrieri che mi hanno onorato del loro affetto".