Al Victoria Cinema un matinée domenicale dedicato ai cortometraggi

Domani alle 11 la proiezione de ‘La parte mancante’ di Piernicola Arena e ‘Ciao S’ di Lillo Venezia

Il regista Piernicola Arena (a sinistra) insiema al collega  Lillo Venezia (qui nelle vesti di attore)

Il regista Piernicola Arena (a sinistra) insiema al collega Lillo Venezia (qui nelle vesti di attore)

Modena, 16 aprile - Raccontare una storia emozionante in un brevissimo tic tac di orologio. Girare un cortometraggio non è da tutti: ci vuole una buona storia, un cast talentuoso e una mano virtuosa. E domani al cinema Victoria (ore 11, ingresso gratuito) questa arte verrà celebrata con un matinée domenicale da non perdere. Due le opere in programmazione: ‘La parte mancante’ di Piernicola Arena e ‘Ciao S’ di Lillo Venezia. Sono proprio loro a raccontarci i film e l’origine della loro passione per la regia.

Piernicola, qual è il momento in cui hai capito che volevi raccontare delle storie attraverso le immagini?

«Nel mio caso sono tre i momenti che mi hanno influenzato negli anni a venire: la telecamera nuova ed inutilizzata di mio zio, con la quale ho iniziato a fare corti ‘terribili’ da ragazzino con gli amici; il primo ‘dietro le quinte’ di ‘Ritorno al futuro’,  che mi aveva registrato su vhs il ragazzo del videonoleggio. Infine la scoperta del software After Effects e l’ingenua convinzione che con quello potessi replicare qualche trucco cinematografico».

Quando hai confezionato il primo lavoro artigianale?

«Avevo 14 anni: in particolare ricordo con affetto una serie chiamata ‘Sleepwalk’, nella quale, in piena ondata X-Files, emulavamo avventure nel mondo del paranormale in pieno stile Mulder e Scully. Di solito non riuscivamo ad avere mai più di 3-4 attori a puntata, così un nostro caro amico finiva sempre per interpretare tutti i ruoli di contorno da solo. Serie terribile, ma grande divertimento!».

Raccontati de ‘La parte mancante’.

«La storia nasce da un’immagine che avevo in testa attorno alla quale Nicolò Nannini, mi ha pazientemente aiutato a costruire tutto. L’idea del corto, invece, nasce dalla volontà di unire amici e collaboratori che credo abbiano tantissimo talento».

Lillo, di cosa parla invece il tuo ‘Ciao S’ ?

«Volevo affrontare la lotta quotidiana e silenziosa della donna che vuole svincolarsi da situazioni familiari di disagio. Non mi interessava parlare dell’ambiente, volevo avere solo la prospettiva femminile».

Quali sono i lavori di cui vai più fiero?

«Ci sono due documentari a cui sono particolarmente legato. Uno s’intitola ‘L’Invitato di Zucchero’ e parla di un metodo di cura della malattia mentale, inventato in Belgio nel 1200.  L’altro è ‘Piano’ e affronta il tema dell’autismo. Questo mi ha arricchito come persona e mi ha migliorato anche come regista di film di finzione».

Vincenzo Malara