La Bianchini Costruzioni riapre e torna nella white list

Lo Stato riattiva l’azienda travolta dall’indagine sulla ’ndrangheta

Modena, l'avvocato Rosario Di Legami (FotoFiocchi)

Modena, l'avvocato Rosario Di Legami (FotoFiocchi)

San Felice (Modena), 5 aprile 2015 -  La Bianchini Costruzioni di San Felice è stata ammessa alla white List e i 150 dipendenti possono di nuovo sperare in un futuro non più fatto solo di ammortizzatori sociali o disoccupazione, perché l’azienda riapre ed è pronta a mettere in moto gli oltre cento mezzi sotto sequestro. Il provvedimento del prefetto Michele Di Bari, che, nella sostanza, annulla l’interdittiva antimafia, porta la data di venerdì.

Un documento finora riservato, ma l’atto ufficiale segna una svolta dopo l’esplosione della maxi inchiesta ‘Aemilia’ contro la ‘ndrangheta, il conseguente arresto di Augusto Bianchini (il titolare), insieme al figlio Alessandro e la moglie Bruna Braga, e il successivo fallimento ‘per mafia’ sancito giusto un mese fa dal tribunale di Modena.

La Bianchini adesso è nell’elenco delle realtà pulite, che per questa ragione possono lavorare entro il cratere del sisma 2012 e anche oltre. Ad esempio, non è escluso che riesca a prendere in mano i lavori che aveva ottenuto per l’Expo. Un’operazione monstre, la Aemilia, quando, a fine gennaio, i carabinieri hanno reciso gli affari illeciti della ‘ndrina calabrese Grande Aracri, di Cutro, in un mix di imprenditoria, politica e collusione. Parafrasando la decisione prefettizia, lo Stato fa risorgere la Bianchini mettendola nelle mani dell’amministratore giudiziario Rosario Di Legami. Avvocato siciliano classe ’68, già curatore di una trentina di sequestri antimafia prevalentemente nel Sud Italia, Di Legami è stato mandato in Emilia dal gip bolognese Alberto Ziroldi con un compito ben preciso: muoversi sottotraccia e costruire un progetto tale da poter far ripartire una realtà imprenditoriale troppo importante nel territorio per essere lasciata morire dentro le aule di un tribunale.

Questo comporta numerosi e delicati passaggi, dei quali l’inclusione alla white list, per quanto fondamentale, è solo il punto di partenza. Ora Di Legami è chiamato a riattivare i rapporti con committenti, fornitori, banche, istituzioni. «Dobbiamo conquistare la fiducia di tutta la società», ha spiegato recentemente. Come biglietto da visita avrà l’amministrazione giudiziaria che tutela la Bianchini. E’ sulla base degli appalti ottenuti di nuovo che i lavoratori potranno riavere il posto perduto con lo scandalo.

I Bianchini, Augusto e parenti, sono esclusi da questo meccanismo, così come lo sarà chiunque sia gravato anche solo da sospetti di collegamenti con l’inchiesta ancora in corso. Tutti, dall’operaio ai ruoli di vertice, saranno verificati. L’amministrazione giudiziaria resterà in vigore fino all’esito del procedimento penale scaturito da ‘Aemilia’, poi o si aprirà il dissequestro, oppure l’azienda sarà confiscata dallo Stato. La decisione del prefetto non ha precedenti nel modenese: Di Bari ha agito in autotutela. Per superare il fallimento emesso dal tribunale si è fatto riferimento al codice antimafia. «Ringrazio la fiducia e lo stimolo ricevuti dal gip Ziroldi, dal procuratore Roberto Alfonso, dal sostituto Marco Mescolini. Fondamentale la sensibilità del prefetto Di Bari. Ha creduto in un progetto di legalità che porta a una potenziale ripresa», le parole dell’avvocato Di Legami. Nella sede di via dell’Industria, a San Felice, già nei prossimi giorni potrebbero vedersi dei movimenti.