Padova: dopo il blitz sul caporalato, minacce di morte ai vertici di Grafica Veneta

Il presidente del gruppo si dice estraneo alla vicenda e dnuncia un clima di tensione. "Sono arrivati messaggi intimidatori, talvolta diffamatori e addirittura contenenti minacce di lesioni o di morte", dice Franceschi

I magazzini di Grafica Veneta

I magazzini di Grafica Veneta

Padova, 29 luglio 2021 – Gravi attacchi ai vertici di Grafica Veneta, l'azienda finita al centro di un'inchiesta sul caporalato che ha portato all'arresto di due dirigenti per sfruttamento del lavoro. Una vicenda pesante collegata ad altri nove arresti, tutti pakistani che reclutavano gli operai attraverso contratti interinali e poi li costringevano ad accettare condizioni di lavoro disumane con la violenza.

"In questi giorni – racconta il presidente del gruppo Grafica Veneta, Fabio Franceschi – sono giunte a diversi rappresentanti aziendali, me compreso, messaggi intimidatori, talvolta diffamatori e addirittura contenenti minacce di lesioni o di morte. Non posso e non possiamo restare inermi di fronte a tutto questo. Pertanto, ci riserviamo di tutelare in tutte le sedi la reputazione e l'incolumità, morale e fisica, di tutte le persone che animano la nostra realtà". Franceschi sottolinea che presto la situazione “sarà chiarita e vedrà Grafica Veneta e tutte le sue persone estranee a qualsiasi ipotesi di reato”.

Il blitz della Procura: 11 arresti 

Risale a pochi giorni fa il blitz contro il caporalato che ha coinvolta Grafica Veneta di Trebaseleghe, azienda di prestigio nel campo editoriale, famosa per la stampa di best seller, come la saga di Harry Potter o la biografia di Barack Obama. Regolarmente assunti, tramite una società di lavoro interinale, secondo la Procura gli operai erano sottoposti a turni di lavoro asfissianti, costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno, senza ferie e tutele. Erano perfino costretti a versare ai fornitori di manodopera – controllata da nove “capò” pakistani – una parte dello stipendio e a pagarsi l'affitto in case dell'organizzazione, ammassati fino a 20 persone per appartamento. E, quando hanno osato reagire, pare siano stati rapiti, picchiati e legati.

L'azienda si dichiara estranea ai reati contestati

"Grafica Veneta - continua Franceschi - è stata e sarà sempre un'azienda che rigetta qualsiasi penalizzazione o sfruttamento di tutti i lavoratori. Siamo convinti che ciò sarà dimostrato in sede giudiziale, facendo luce sulla trasparenza dell'operato delle persone coinvolte e di tutti i dipendenti dell'azienda. Ed eventualmente condannando coloro i quali, esterni a Grafica Veneta, hanno compiuto simili, vergognosi, reati. A tutte le persone che si sono trovate a subire la menomazione della propria umanità, prima ancora che della propria professionalità, rivolgo la mia più sentita solidarietà".

Rimane da chiarire la posizione dell'amministratore delegato, il 43enne Giorgio Bertan, e il 60enne Giampaolo Pinton, direttore dell'area tecnica, finiti agli arresti domiciliari per sfruttamento del lavoro.

La replica dell'azienda: “Siamo una grande famiglia”

Il presidente del gruppo cerca di riportare alla calma il clima di tensione che si è creato in questi giorni. “Nonostante la vicenda giudiziaria sia ancora in una fase istruttoria, siamo già travolti da sentenze pubbliche e mediatiche”, sottolinea Franceschi. “Tali comportamenti non sono degni di uno Stato che vuole dichiararsi 'di diritto' e che garantisce costituzionalmente la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva". E aggiunge: “Non permetterò a nessuno di mettere in discussione decenni di lavoro svolto da parte delle oltre 600 persone del mio Gruppo che io considero come una grande famiglia. Un operato che si è sempre contraddistinto per chiarezza, onestà e trasparenza. Ma soprattutto, costantemente volto allo sviluppo della nostra comunità di riferimento, che ci auguriamo non ci volti le spalle di fronte a tali, violentissimi, attacchi”, conclude.