Padova, 5 dicembre 2024 – Minacce al difensore di Turetta, una busta con tre proiettili è stata recapitata nello studio legale di Giovanni Caruso. È successo ieri a Padova, all’indomani della sentenza che ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, anche se i giudici non hanno riconosciuto l’aggravante della crudeltà e dello stalking.
Aprendo la corrispondenza, l’avvocato ha trovato le tre cartucce: erano avvolte in un foglio di carta e sigillate nel plico inviate all’indirizzo dello studio di Padova. Il materiale esplosivo è stato sequestrato e ora sarà analizzato dalla scientifica.
Gino Cecchettin: “Profondamente inquietante”
Immediata la reazione di Gino Cecchettin, il papà di Giulia, uccisa con 75 coltellate dall’ex fidanzato reo confesso, condannato martedì all’ergastolo. “È profondamente inquietante e inaccettabile da concepire in una società civile. Ogni forma di intimidazione o violenza, anche simbolica, è da condannare senza esitazione”, ha commentato papà Gino, che proprio ieri ha incontrato il ministro Valditara per firmare un protocollo e portare nelle scuole le attività di sensibilizzazione contro la violenza organizzate dalla Fondazione Giulia Cecchettin.
Martedì in aula, durante l’ultima seduta del processo, nonostante il dolore per la perdita della figlia, con grande umanità e rispetto Gino Cecchettin ha stretto la mano a Caruso.
"Offuscano la serietà della Fondazione”
"La giustizia deve fare il suo corso – continua Gino Cecchettin – in un clima di rispetto e serenità. Atti come questi non rappresentano alcuna forma di solidarietà verso le vittime, anzi rischiano di offuscare la serietà del lavoro che stiamo portando avanti nella Fondazione Giulia Cecchettin".